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sabato 20 aprile 2024
 
 
L' manc’ a botte p'a cadute PDF Stampa E-mail
L'ha scritt carlo "U Sinnache"   
giovedì 11 novembre 2010

 Tra le tante qualità della saggezza popolare, vi è sicuramente la capacità di condensare in poche parole il commento di un fatto accaduto o la previsione di un futuro più o meno prossimo.

Uno dei frutti di questa ancestrale filosofia è senz’altro il motto “L’MANC’ A BOTTE P’A CADUTE” (gli manca una spinta perché cada).

Sembra che la frase fu impiegata per la prima volta dall’architetto francese Jean Luc Ceagghiefatte (Tolosa, 1423 – pizzogna di curruculo durante l’incontro amichevole Tamburi – Resto del mondo, 1468), titolare della cattedra di aritmia distonica circonflessa presso l’università di Mount D’Arèn e teorizzatore del principio della “Occupazione atipica delle entità spazialmente definite” secondo il quale, per quanto grande sia il parcheggio, se ti imboschi con la ragazza un’altra macchina parcheggerà sicuramente a fianco alla tua, con grave nocumento della privacy necessaria a compiere serenamente la copula clandestina.

Nella sua qualità di responsabile dell’ufficio tecnico comunale il Ceagghiefatte fu incaricato dall’allora sindaco Cataldo Ricavuolo di esaminare la appena costruita torre di Pisa, prevedendo la realizzazione di un monumento simile anche presso la città dei due mari.

Al termine della sua visita il Cagghiefatte commentò con l’espressione in esame la notevole inclinazione del campanile pisano e la sua precarietà, coniando un motto che da allora non ha mai perso di attualità.

Al giorno d’oggi, più che riferirsi alla stabilità statica di manufatti edili, la frase viene impiegata per commentare usa situazione di precarietà “virtuale” riferita a rapporti sentimentali, andamenti economici e quant’altro, esprimendo la convinzione che per fare sì che avvenga la oramai inevitabile “caduta” (fallimento e/o bancarotta fraudolenta, separazione e/o divorzio coniugale, partenza per il Tagikisthan, fusione delle bronzine del motore, ecc.) manca poco, molto poco, giusto una “botta”, un invito, un casus belli, un po’ come la bottiglia di champagne, che con il suo urto sulla prua di una nave spinge in acqua l’inarrestabile natante durante il varo.


"Ma Giuanne stè ancore inzieme a Marie?" (Ma Giovanni è ancora fidanzato con Maria?)

"See, a quidde le manc’a botte p’a cadute cu a lasse!" (Sii, a quello serve solo un pretesto per lasciarla!).

 

 
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