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N’E’ FRITTE VURPE! PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Piergiorgio   
giovedì 02 settembre 2004
Ero nella salle da bain della mia modesta dimora intento a spiegare gli affascinanti misteri della matematica e della geometria euclidea ad una procace aspirante al titolo di "Miss Tarantoshire 2004" dando fondo a tutte le mie reminiscenze scolastiche. Le stavo in particolare illustrando la strabiliante natura del phi, il quoziente di due numeri adiacenti nella serie di Fibonacci, pari a 1,618 e da molti chiamato "Proporzione divina" per la sua ricorrenza in natura.

"E' il phi invero assai diffuso, è il rapporto tra maschi e femmine in un alveare - spiegavo alla attenta fanciulla - è il rapporto tra il diametro di una spira e quella successiva nel Nautilus (il mullusco cefalopodo, non il ristorante), è soprattutto il rapporto mirabilmente illustrato da Leonardo da Vinci nel suo famoso disegno dell'Uomo Vitruviano".

Per meglio dimostrare in corpore vili il mio dire, chiesi alla muliebre bellezza di denudarsi e, munito di un metro da sarta e di una calcolatrice, le feci constatare che il phi era il rapporto tra la sua altezza e la distanza da terra del suo ombelico, tra la distanza della spalla e la punta della mano divisa per la distanza del gomito dalla punta delle dita, tra la lunghezza della gamba dall'anca al piede divisa per la distanza dal ginocchio al pavimento, e così via.

Mentre mi dedicavo con impegno ed attenzione a queste anatomiche misurazioni Archibald entrò nella sala per avvisarmi che la mia sauna finlandese aveva raggiunto la temperatura ottimale e, con un impercettibile alzata di sopracciglio, espresse tutto il suo disappunto per il fatto che mi stessi intrattenendo in apparente colloquio carnale con una pulzella assai più giovane di me.

Per stroncare sul nascere i suoi sospetti di lenocinio nei miei confronti, obiettai repente: "Oh Archibald, no' te fa brutte, ca questa pare piccenna ma n'ha fritte vurpe!" (Suvvia Archibald, non inalberarti, codesta fanciulla sembra giovane ma ti assicuro che ha molta esperienza!) ma purtroppo al canuto maggiordomo sfuggì il significato del mio affermare e piegò le labbra per esprimere la muta domanda volta a chiedere cosa centrasse la gastronomica preparazione del polpo con il perizoma interdentale indossato dalla mia ospite.

Fu giocoforza congedare la gentile signorina, rimandare il piacere della sauna e farmi seguire dal longilineo butler in biblioteca, dove prima di tutto gli spiegai la differenza tra "polpo", "polipo" e "piovra" grazie alle esplicite illustrazioni riportate nella edizione in-folio di "Vingt mille lieus sous les mers", edito a Parigi da Hetzel nel 1869.

Chiarito il primo arcano riguardante il soggetto della affermazione, mi dedicai alla esegesi della stessa, ausiliandomi del manuale di corografia locale "Da Monteparano al monte di Venere - guida alle colline muliebri e montuose della provincia ionica" redatto con squisita perizia da Giuseppe Dilenne, detto Pino (Chiatona, 1836 - shock anafilattico a seguito puntura di tracina durante un coito clandestino sul bagnasciuga di Castellaneta marina, 1911), noto ai più per la querelle che lo vide rivendicare i diritti d'autore della canzone "Acqua azzurra, acqua chiara", da lui composta per tessere le lodi del litorale natio e fraudolentemente attribuita alla coppia Mogol - Battisti.

Pino Dilenne, nel suo manuale afferma che una delle caratteristiche più ricercate dal gentiluomo tarantino in una donna sia proprio la capacità di cucinare in frittura il noto cefalopode; Vi è da dire che, come in molti altri casi, non vi è concordanza assoluta tra le varie ricette proposte a causa del fatto che queste vengono gelosamente custodite dalle matrone ioniche e da queste trasmesse alle loro figliole nei giorni immediatamente precedenti il loro matrimonio. Quale che sia il modo in cui lo si faceva, il friggere il polpo a perfezione qualificava ipso facto la casalinga come perfetta padrona di casa e, come è facile comprendere, più di una fanciulla, giunta alla pubertà, smaniava dal desiderio di cimentarsi in sì impegnativa mansione, cercando di esercitarsi non appena ne avesse occasione in modo da giungere al talamo nuziale, pardon al fornello coniugale, esperta ed ammaestrata.

Pino Dilenne arricchisce la sua spiegazione citando sia un detto molto simile: "N'ha schkanato pizzariedde!" (Ha modellato molti gnochetti!), poiché il modellare gnocchetti, orecchiette e ziti di pasta fresca richiedeva alla massaia non comuni doti di agilità, resistenza, colpo d'occhio e abilità manuali, e la completa con un altro motto che, pur allontanandosi dalla cucina rimane comunque in ambito domestico, ovvero "N'ha incacinato parite!" (Ha tinteggiato molte pareti!), che si rifà alla perizia richiesta a chi periodicamente rinfrescava l'intonaco domestico con una tempera ottenuta mettendo a bagno delle pietre di calce viva, dal noto effetto caustico e disinfettante.

Ad onor di cronaca, il Pino Dilenne conclude citando anche un ulteriore espressione, questa assai volgare che, lungi dall'esaltare, come le precedenti, la modestia e le domestiche virtù delle donne ioniche, allude, in maniera assai evidente quanto ingiusta, alla loro presunta disponibilità a supplire ai disagi della forzata astinenza sessuale dei marittimi quando questi fossero finalmente sbarcati. Il detto è il noto "N'ha vist' pitt' de marinare ret'a schiena!" (Ha visto molti busti di marinai dietro le sue spalle), frase che si richiama alla pratica sodomitica come quella preferita dalle coppie clandestine per evitare indesiderate gravidanze.

Come anche riportato nelle "Frequent Asked Question", la frittura del polpo, come il tinteggiare le pareti o il preparare la pasta fatta in casa, era impresa assai impegnativa da condurre a termine con successo e così gli atti sono passati a definire qualunque atto che richieda pratica ed esperienza.

In tono ammirativo si dirà quindi "N'ha fritte vurpe quidde!" per spiegare la bravura di un carrozziere che munito di solo martello, pinza e tenaglia riesca a simulare un danno di almeno 5.000 euri alla scocca di una macchina leggermente tamponata come si esclamerà "Pizz'a Ugo, n'ha schkanato pizzariedde!" per dichiarare la propria ammirazione per colui che riesce ad entrare gratis in almeno tre discoteche della litoranea in un qualsiasi sabato sera estivo.
Ultimo aggiornamento ( giovedì 02 settembre 2004 )
 
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