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A MUNTONE PDF Stampa E-mail
lunedì 11 luglio 2005
Avevo appena terminato di dare libero sfogo alla mia passione per l'oplologia esaminando accuratamente il mei di una katana che la identificava come opera del famoso forgiatore giapponese Chogi, discepolo della scuola di Masamune ed attivo tra il 1360 e 1380, e con uno strigile stavo tergendo le braccia dal sudore e dalla polvere sollevata dalla politura della lama, quando l'ampolloso Archibald venne a chiedermi disposizioni per la cena, recandomi un kylikes con del Primitivo di Manduria come conforto per la fatica compiuta.

Fornii al fedele domestico le informazioni richieste e mentre nettavo le labbra dalle ultime gocce del dolce nettare di Bacco conclusi l'elenco delle portate con cui desideravo desinare con una raccomandazione,

sollecitata dal non inappuntabile servizio constatato a pranzo: "Me raccumanne, no' facime n'otra vota le cose a muntone!" (Mi raccomando, non facciamo ancora le cose in maniera disordinata e imprecisa!) e mal me ne incolse; l'albionico famiglio si fermò osservandomi con uno sguardo interrogativo, incerto sulla interpretazione della mia chiosa finale.

 

Proprio per scongiurare il verificarsi di quanto da me paventato, volli chiedere al vecchio Archie di seguirmi in biblioteca, dove mi procurai la copia anastatica di "Patrune e sotte", una raccolta di sonetti composti da Phido Guido del Baglio (Taranto, 1235 - Avvelenamento da Peroni ad opera di ignoto, 1310), un filosofo epicureo che con i suoi versi in metrica alessandrina esaltava i piaceri della vita e stigmatizzava le malefatte dei potenti al governo della città. Molte le sue rime che meriterebbero di apparire in una antologia poetica, tutte rivelatrici, sin da titoli come "Zuingo", "Pampana pampana", "Ce stè face", "Vastase", del forte impegno moralizzatore e della capacità descrittiva dell'artista. Tra il florilegio della sua produzione declamai all'attento maggiordomo i versi di "A muntone", che meglio di tante dotte elucubrazioni ritenevo rendesse icasticamente il senso del termine da me impiegato, descrivendo il malessere sociale e giovanile dell'epoca con versi quali "Avast' cu stà cazz' d'emigrazione/ int'a stà città stè sul'rrobba a muntone" oppure "a muntone minz'a strada o n'a disperazione /migliaia d' uagnune int'a disoccupazione / colpa d'u politico bastard'e chiacchiarone". Purtroppo al vecchio Archie, nonostante i decenni di permanenza in riva allo Ionio, sfuggivano le sottigliezze del dialetto tarantino e dovetti così spegargli che col termine "a muntone" si intende un qualcosa di natura o esecuzione rozza e approssimata, sia per incapacità colposa o volontà dolosa dell'esecutore.

 

Una cosa fatta "a muntone" è quindi spesso mal rifinita o incompleta, fatta in modo raffazzonato o impreciso o volutamente difettosa e carente.

 

Il termine è assai facilmente riferibile al maschio della pecora, conosciuto anche come ariete, tradizionalmente associato a comportamenti irruenti e violenti, ben diversi da quelli della sua controparte femminile o ancor più dell'agnello, tradizionalmente simboli di mitezza e placidità. Il montone, quasi come il toro, è uso caricare a testa bassa alla minima provocazione, incurante delle conseguenze sue ed altrui, senza lasciare spazio alle mediazioni o alle riflessioni. Non è un caso che una antica macchina da guerra usata dai soldati per sfondare le mura nemiche abbia il suo nome, che "salto del montone" sia chiamato il movimento improvviso del cavallo che tenta di disarcionare il fantino e che il "colpo di ariete" sia un pericoloso fenomeno che provoca rotture e danni alle condutture idriche.

 

Alcuni studiosi invece, nel termine "a muntone" vedono una contrazione di "a munterrone", lemma che identifica sabbia, terra, ghiaia o altro materiale friabile ammucchiato senza grande cura e che, per traslato, definisce oggetti o cose raggruppate o assemblate in modo disordinato e impreciso.

 

Quale che ne sia la genesi, il significato del termine è chiaro e non si presta ad equivoci di sorta, così che l'acuto osservatore definirà quindi programmate "a muntone" le rassegne di "Provincia estate" degli anni scorsi come le ultime gestioni societarie del Taranto Calcio, mentre altri sodali potranno impiegare lo stesso termine per caratterizzare il ventaglio delle offerte turistiche estive, la viabilità cittadina, la politica degli insediamenti idustriali nel territorio o la composizione di alcune alleanze politico-amministrative al governo del territorio.

Ultimo aggiornamento ( martedì 12 luglio 2005 )
 
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