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La Divina tarantonostra PDF Stampa E-mail
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giovedì 29 luglio 2004

La Divina Tarantonostra

di Carlo Caprino

 

I

Nel mezzo del cammin di nostra vita

mi ritrovai addentro a un sito invisto

ove la Raffo era birra ambita

e panzerotto solo quel di Ernesto.

A tutti noto è col nom "TarantoNostra"

in esso i membri, con loro gran diletto,

di proprie gesta fanno bella mostra

usando spesso il lor natio dialetto.

Io non so ben ridir com’io v’entrai

tanto era pien di sonno in quel momento

poiché a notte fonda, a Santomaj

cercavo siti porno a pagamento.

II

Ero spaurito, sgomentato e lasso,

cliccavo qua e là, senza costrutto

disperando di tornare sul mio passo

quando da lungi udii un forte rutto

<<Pietà di me>>, gridai in quella direzione

<<qual che tu sii, od ombra od omo certo!>>

Rispuosemi: <<Son uomo, bacchettone,

e di codesto sito grande esperto!>>

Mi venne incontro un uomo assai a modo

che mi squadrò e <<Cè stè luccule!?!>> mi chiese

<<Ove mi trovo, e chi parlare odo?>>

dissi gentile e con le braccia tese.

III

<<Sei a Tardenuestre, col com dopo il punto,

io son Piergiorgio, in mail "auenabusta"

"grancapo" oppur PG, per fare un sunto

e son colui che un dì la pensò giusta

Ero a Milano, e molto mi mancava

il natio verbo, il dolce intercalare

che nell’infanzia quieto mi cullava,

lasciato un giorno andando a lavorare.

Ma assai lo amavo, non volli rinunciare,

scrissi ad un amico, in esilio mio sodale

entrambi uniti dal voler ricordare

il dir del luogo che ci diè natale.>>

IV

<<Quanti ricordi, memorie ed emozioni,

empivano cor, spirto ed intelletto

nel ricordar parole e tradizioni

tutte legate all’uso del dialetto.

<<"Ancòr" fu prima; più che parol, concetto

che rimembrammo nel nostro colloquiare

uguale all’italianonell’aspetto

ma che tutt’altro sta a significare.

Da cosa nasce cosa e bei ricordi,

con altri amici, compagni di distanza

ridemmo vita ai nostri orecchi sordi

e nacque lista, sito ed associanza.>>

V

<<Ciò molto mi interessa, son curioso ,

perciò tanto vorrei il sito visitare,

si può far questo?>> chiesi timoroso

ei mi rispose: <<Ti sia concesso entrare!>>

<<Io ti farò da guida e Cicerone,

tu seguimi con brama di sapienza

però domanda con molta discrezione

o un rufolone sarà giusta penitenza.>>

Grato e commosso dell’onor avuto

avvicinai PG, che s’avanzava calmo

ei mi ammonì con il suo sguardo acuto

<<Dal culo mio, statti lontano un palmo!>>.

VI

Avendo cura allor, della distanza,

seguii repente lo duca mio gentile,

<<Sii pronto e forte, ecco s’avanza

colei che tutti accoglie col suo stile.

Coccy è il suo nome, dal corvino crine,

legge le mail con occhio attento e vivo,

frusta spietata col suo linguaggio fine

chiunque sbagli verbo o congiuntivo.

Vana è la speme di sfuggir la pena,

accenti, lapsus, finanche interpunzioni,

qualunque fallo la chiama nell’arena

dure ma giuste son le sue punizioni.>>

VII

La salutai gentile e un po’ pedante

e giusto dazio pagai per quest’azione

lei mi guardo ed un <<Cè ssì pesante!>>

mi sibilò per congruo guiderone.

Col capo chino per il morale schiaffo

mi allontanai con passo da ciabatte

allor PG stappò per me una Raffo

e disse <<Onest’ proprie, a mmerd t’ha fatte!>>

<<Ma già s’appresta un’altro noto membro

che lamentossi con voce triste e roca,

Non giudicarmi da quello che ti sembro

né niun altro se la tua fede è poca.>>

VIII

Giunti da presso all’orator suddetto

lo udii parlare affranto e appassionato,

si strinse il mio commosso cuore in petto

quando compresi il dire suo malato.

<<PER ME SI VA NE LA CITTA’ DOLENTE,

PER ME SI VA NELL’ETERNO DOLORE,

PER ME SI VA TRA LA PERDUTA GENTE.>>

questo era il verbo urlato con livore.

<<Egli è Simone – mi illuminò PG

- uno dei primi ad esser nella lista

era a Milano ed or non è più lì

di ogni aeroporto conosce ormai la pista.>>

IX

<<A lui fu data la scelta della sede

Paris o Zurich eran padella e brace

ma non voleva tradire la sua fede

e, come vedi, ancor non si da pace.

Ognidì parte, decolla, vola e atterra

in auto viaggia e percorre tanta strada

ma langue, come fior di campo in serra,

come un tanguero che balla la lambada.

Alla sua Patria giammai ei vi rinuncia

e nei week-end, la meta sua è costante,

a mangiar tanto e bene è da Muciacia

così placando lo spirto suo furente.>>

X

<<Ma lasciamolo a lui e alla sua pena

discrezion vuole ciò che ora ti chiedo

poiché ogni uomo ha la sua catena

saggio è per noi or prendere congedo.

Mira da lungi quei due che sembran uno,

son uomo e donna, e questo è più che certo

son Carlo e Cookie, di amore mai a digiuno,

chiedi di loro, in modo franco e aperto>>.

Mi avvicinai, con passo lieve e onesto

chiesi <<Chi siete e come vi incontraste?

Qual’è il segreto del vostro amore desto?

E solo sesso o anche carezze caste?>>

XI

<<Io sono Carlo, il sindaco del sito

giammai eletto, ma nessun contesta,

in altra lista entrai un dì tronfio e ardito,

lessi i suoi post e per lei persi la testa.

Amor, che al cor gentil ratto s’apprende,

mi legò a lei e alla sua bella persona,

pena curò d’amor con baci e non con bende

Amor, che a nullo amato amar perdona.>>

<<Son sindachessa di questo sito degno

raggiunsi Taranto e qui fui benaccolta,

al sindaco il mio cuore ho dato in pegno

e qui ebbi amore ed amicizia molta.>>

XII

<<Saggiai la Raffo e lo pane di Altamura

conobbi amici e vidi sole e mare

per questo ed altro la mia passione dura

e in altro luogo non amerei restare.>>

Lasciai gli amanti fusi in un abbraccio

che univa i cuori e corpi così forte

che più non stringerebbe un catenaccio

serrato dal sigillo della Morte.

Udiron le mie orecchie un rombo cupo

come di tuono o di orda calpestante

giungeva lesto, come un veltro o un lupo

ormai vicino e già non più distante.

XIII

Come saetta vedemmo trapassare

lo spazio innanzi da un bolide veloce

<<Almeno a cint’ottanta io devo andare -

udimmo ammonirci da una voce –

Che io son Chico e niun mi può fermare

se sono in auto, in moto o su altri mezzi,

son come freccia che arco sa scoccare,

donne e motori sono tra i miei vezzi.

Vivo a Bologna ma ho Taranto nel cuore

sol rosso-blu è la mia eterna fede

chi Taranto non ama non ha onore

e men che niente è chi all’Arsenal non crede.>>

XIV

<<Considerate allor vostra semenza,

fatti non fummo per viver da baresi

ma per seguire virtute e conoscenza,

saremo in serie B tra pochi mesi!>>

Ciò detto ratto sparve in un baleno

or era quì ed ora è già lontano

forte, potente e immenso come un treno

lesto partì in direzione Fano.

Più andavo innanzi e più mi incuriosivo,

chi altri avrei incontrato sul cammino?

curioso fui allor punto sul vivo

da un grande uomo dall’aspetto andino.

XV

In mano stringea forte più d’una Raffo

che lui baciava come un amante ossesso,

vicino altre bottiglie che, come Saffo,

lui accarezzava come femmineo sesso.

La bocca sollevò dal fiero pasto

quel peccator, mostrando i suoi capelli

<<Io son Chemako ed ho il frigo guasto,

e ahimè, mi si riscaldano i fratelli

di queste canadesi che tracanno

prima che il caldo il gusto porti via.>>

<<Perché non riparare questo danno

se tanta pena ti reca l’avaria?>>

XVI

<<Tu dici bene – mi rispose sordo -

ma di chiamare il tecnico capace

di tanta arte io ogni dì mi scordo

a causa di memoria sì fallace.>>

A consolarlo giunse una donzella

fine, minuta e di diafano aspetto,

tanto da escluder che fosse sua sorella

o la germana che allattò allo stesso petto.

<<Io son Floriana, la dolce fidanzata

di questo omone tanto smemorato,

che sol ricorda che sono la sua amata

e scorda il giorno in cui al mondo è nato>>.

XVII

<<Anche se il nome mio non è diffuso,

in lista un’altra omonima era iscritta

fu per distinguermi allor, che presi in uso

quell’anagramma che Rina Alof mi pitta.>>

Lasciai gli amanti a rimembrar, solinghi

per continuare nell’erto mio cammino,

desiando alfin di completare i ranghi

di questa lista segnata dal Destino.

Giungemmo ai flutti di un periglioso mare

e intravedemmo lungi un gruppo strano,

sul surf un paio le onde scavalcare,

intrepidi e felici, col loro boma in mano.

XVIII

<<L’uno è Gion Uein, dal biondo crine al vento

che si scalpò tenendo fede a un patto,

l’A.S. Roma è sua gioia e tormento

e spesso i film commenta in tono adatto.>>

<<L’altro è la Scorza - continuò Piergiorgio

- ovver Francesco, ma per gli amici Ciccio,

che tifa Bari, ma sua passione è il sorgio,

che sogno suo era esser nato riccio.

Da presso vedi Paolo, detto "U lione"

che insieme a Gion, suona e beve spesso,

i suoi capelli ti danno spiegazione

del soprannome che ti ho citato adesso.>>

XIX

<<Poi un altro Paolo, il Pablix molto noto,

che gratis va ai concerti, losco e lesto,

e non sopporta veder bicchiere vuoto

se non è stato lui a vuotarlo lesto.

Quell’elemento che sul Cagiva è in sella

è StragaTebe, già Kukkuwasha detto

di lui potrebbe dirti tua sorella,

come rivela il suo sguardo da folletto.

Ha scritto un libro, invero assai gustoso,

coi sogni e i drammi di una generazione

con Jeeg robot, le bici, il caldo afoso,

le mignoline e un campo di pallone.>>

XX

<<Or c’è Francesca e quindi stai all’erta,

fu già a Catania ed ora a Roma è attiva,

si firma Fania, di calcio grande esperta

e col dialetto è meglio di Acquaviva.

Domenico la segue, cherubino,

ma diavoletto, se inizia a scazzicare,

di bell’aspetto, a suo agio nel casino,

mentre una ne fa, tante ne sta a pensare.

E ancor da Roma, proviene pure Fabio

contro il G8 e la globalizzazione

con ideali più grandi di un armadio

che alle convenscion sempre fa filone.>>

XXI

<<Altra antiglobal tosta e assai veemente

senz’altro Lauradebe, dura e pura,

pierre musicale e consulente,

famosa per sua verve e scollatura

Che scherzo del destino, ha ritrovato,

capadiciuccio, che fu anche lui boy scout,

che allora usava un capo non firmato

e non per questo si sentiva "out".

Con classe, prosa alata ed ironia

lui ogni tanto posta punzecchiando,

polemico, ma senza acrimonia,

sostiene le sue tesi senza sbando.>>

XXII

<<E un altro membro conoscerai adesso

suo nome è Kiavich, dei nostri d’adozione

che per amore sullo Jonio è spesso,

e fa il filosofo sui campi di pallone,

Lui scrive poco, non si sa bene quando,

un po’scompare, poi i fatti suoi racconta,

ci manda mail di losco contrabbando,

con fare ondivago che è pregio e non è onta.

ed ancor Giuliano, silente e rarefatto

che ogni tanto ci degna di presenza,

di tanti film conosce l’antefatto,

e della Fenech non potrebbe fare senza.>>

XXIII

<<L’elenco come vedi è assai nutrito –

mi disse il duce con gesto della mano –

e altri ancora son ospiti nel sito,

tra cui Roberto, webmaster artigiano,

Che passa in rete il tempo quotidiano.

A lui l’onore, non facile né lieve,

d’impaginare ‘sto sito ridanciano,

dando il Cozzaro a chi la Raffo beve.

A lui la gloria, che anche a Oreste spetta,

poiché il dominio con la sua tasca ci offre;

che spesso è in ombra ma altro non aspetta

che fustigare chi netiquetta soffre.>>

XXIV

<<Ancor distanti, altri membri silenti,

Andrea scozzese e Marco dalla Svezia

che al freddo inverno lassù batton i denti;

poi Enrico e Alex, fratelli di facezia,

Uno ingegnere e l’altro è architetto,

in lista rari, ma non di certo obliati,

che pei bei scritti e per il loro aspetto

da tutto il sito sono assai stimati.>>

Così ammiravo la pletora sì vasta,

giammai credendo che ‘sì tanti cervelli

a città madre non dicesser "Basta!"

uniti tra di lor come fratelli.

XXV

<<Ecco Pierpaolo, sodale fondatore,

vive a Bologna, ma in animo è vicino,

sì come me al sito donò il cuore

e ai detrattori, bizzochi del pennino,

Chiese con garbo, tatto e riverenza,

per conto nostro, adulti un po’ bambini,

di dimostrare la loro vera essenza

andando alfine a vendere lupini.

Ma non in fine è giunta ancor la pista,

ed altri membri mi è d’uopo chiamare,

che anche a loro è grata assai la lista,

per esser unica dall’uno all’altro mare.>>

XXVI

<<Ancora – esclamai – quando si spiccia?>>

<<Siam tanti, invero, e questi non sono tutti,

tanti son quelli che accendono la miccia

ma tanti quelli dispersi ormai tra i flutti,

Un altrogruppo, guarda, si avvicina,

Michel’ a jatta e Vito, tra i più anziani,

al loro fianco la coppia degli Spina

che tanto spesso ci fan batter le mani.

E ancor Gianluca, un ateo tra le stelle,

che nate furon da quel grande bang,

se patavine son le sue marachelle,

sui bus continua ad esclamare "Alang!".>>

XXVII

<<Non scordo certo Ugo Fortunato,

tra i primi membri ad entrare qua,

che col Cozzaro fu un bel dì premiato

per esser tale e per anzianità.

Poi c’è Silvietta, che si firma gatta,

per tanto tempo la si credeva falsa,

che scrive a fiumi, come fosse matta

ma sempre lieve, al pari della balsa.

Ancor da Roma, il leguleo Campanelli

che quando in casa la Lodigiani gioca

si fionda al campo, abbraccia i suoi fratelli,

e gli striscioni lega con la zoca.>>

XXVIII

<<E come non bastassero i reali,

i veri membri dall’aspetto crudo,

abbiamo pure quelli che, virtuali,

il vero nome lor non metton nudo.

Chiara e Paoletta, salite al nord in treno,

poi Gloria Russo, che gode della pugna,

tosca Daniela, dall’occhio arcobaleno

ma lei è vera, a dir di no s’ingrugna>>

Giunto è il momento del final saluto,

l’augurio è quello di averti fatto dono

di lieto viaggio tra chi lontano è sciuto

in altro caso chiedendoti perdono.>>

XXIX

<<Quel che tu hai visto è fatto per sollazzo,

o per soccorso mutuo tra noi fidi

chi scarso d’animo vuol fare cacacazzo

meglio che la prua volga ad altri lidi.>>

Girossi il Duca, stringendo la mia mano:

<<N’ame viste, cumbà, u gire ha finite

e ci te ne vuè vè, sentimi sano,

stè u Majordome ca te port’all’uscite.>>

Virile abbraccio allor con lui scambiai,

notai una lacrima poggiarsi sul suo baffo,

<<Ma cè stè chiange?!?>> colpito domandai

<<Ma cè stè dice... so’ gocce de Raffo!>>.

Ultimo aggiornamento ( martedì 28 novembre 2006 )
 
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