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1974 … Il tandem PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Pepp' Nest'   
lunedì 26 febbraio 2007
Eravamo poveri, cresciuti in una societa’ operaia tra dipendenti dell’Arsenale e del cantiere Tosi,  pero’ forse  ci trovavamo in un momento buono per il rilancio economico della citta’.
L’industria tarantina andava a gonfie vele, tuttavia c’era un problema nazionale di base, il petrolio scarseggiava dovuto a preoccupanti problematiche economo/politiche, dovuto alla chiusura del canale di Suez per via della guerra araba, dovuto alla guerra dello Yom Kippur, per cui, oltre a scarseggiare, il prezzo del petrolio saliva alle stelle e bisognava ridurne i consumi.
Fu’ cosi’ che lo Stato , a partire da Dicembre del 1973 impose l’Austerity.

Ricordo le campagne informative per il risparmio energetico, il controllo degli impianti di riscaldamento che andavano a gasolio (praticamente tutti), le sale cinematografiche chiudevano dopo il secondo spettacolo, la TV smetteva i programmi dopo la prima serata quasi a dire: “sce’ curcateve mo’ e … stutate a’ luce!“.
Il Governo inoltre impose il divieto di circolazione a tutti i veicoli la domenica, chiaramente tranne gli autobus.
In cantina avevamo una vecchia bicicletta da 28” tutta squasciata, che usava mio padre forse vent’anni prima.
Cosi’ pure Michele, uno dei miei due amici inseparabili, anche lui aveva una 28” in cantina, solo che era incidentata, il fratello piu’ grande si era schiantato contro una Vespa distruggendo forcella e cerchione anteriore e la teneva li’ ad ammuffire.
E cosi’ nacque la grandiosa idea.
Dopo i vari permessi acquisiti sul recupero delle biciclette per poterne prendere libero possesso, dapprima pensammo che forse da due rotte potevamo farne uscire una buona, poi invece mi venne in mente che unendo le due biciclette avremmo potuto realizzare un … TANDEM.
La realizzazione non sarebbe stata assolutamente semplice se non fosse stato per lo zio di Michele che ci presto’ la saldatrice, mentre per gli attrezzi vari c’erano quelli di mio padre,  nonche’ la tenacia che ci sosteneva.
Fu’ cosi’ che costruimmo questo tandem,  riuscii a calcolare l’interasse della doppia catena, che inizialmente mancando di un perfetto allineamento se ne usciva continuamente dalla corona, poi mano a mano, con pedante pazienza, diveniva sempre piu’ perfetto, dopo vari e vari collaudi, cadute e bestemmie,  fino a che arrivo’ anche il momento di verniciarlo.
In cantina recuperai un mezzo barattolo di smalto secco ed avvizzito di color blu martellato, lo diluimmo con un po’ di acquaragia  e con un vecchio pennello verniciammo il nostro “miracolo”.
Era davvero bello, esposto sotto gli occhi un po’ invidiosi dei nostri amici e conoscenti che non ci avrebbero scommesso nulla … ed invece noi li’, indomiti, con il nostro orgoglio da piccoli geni della meccanica! 
“Domenica prossima ci facciamo un giro piu’ lungo, con l’Austerity le macchine non circolano e ci saranno meno pericoli!”
Queste furono le parole dichiarate quando ritenemmo che il nostro tandem avrebbe potuto affrontare anche molta piu’ strada.
Infatti quella domenica mattina, di primavera inoltrata, alla buon ora eravamo gia’ organizzati per la partenza.
Michele aveva con se’ due panini, come me d’altronde, fatti con le fettone del buon pane di Laterza e farciti con mortadella, infilammo tutto in una delle due buste di carta e provvedemmo ad attaccarla sotto uno dei sedili, mentre sotto l’altro sedile attaccammo una borsetta con un po’ di attrezzi, due cacciacopertoni, tubetto di mastice, pezze di riparazione ricavate da una vecchia camera d'aria e pompa per rigonfiare le ruote in caso di foratura.
Destinazione: Lido Silvana.
Percorriamo via Orsini e giu’ per la discesa, Porta Napoli e Ponte di Pietra, poi  lungo la Ringhiera, l’aria fresca del mattino alleggeriva lo sforzo e faceva sventolare i nostri capelli che erano abbastanza lunghi alla “moda”.
Notavamo gli occhi della gente che incuriosita ci seguiva con lo sguardo, qualche sorriso ed anche qualche: “Brave bra’ .. avite fatte bbuene!!”  e non nascondavamo assolutamente il nostro procedere con andatura marziale, quasi come impavidi verso la vittoria.
Oltrepassiamo il Ponte Girevole  e via per il Lungomare, pedalammo senza tregua perche’ decidemmo per la prima sosta au’ Calavrese … Talsano, non c’erano tutte le strade di oggi, anche se rotte e piene di buchi, quindi era impossibile sbagliare … bastava seguire i quattro cartelli di indicazione.
Finalmente giungemmo a Lido Silvana e li’ cominciammo a girovagare lungo la strada principale davanti agli occhi incuriositi delle famiglie che  passeggiavano godendosi la bella giornata, dato che si erano recate li’ sin dal giorno precedente per fare il week end nelle loro ville, ma soprattutto facendo i galletti di fronte alle belle ragazzine.
Poi ci fermammo a fare il bagno, l’acqua del mare era davvero gelida a primavera, ma c’era un sole caldissimo che premiava la nostra esperienza da ragazzi dal sangue vivo.
Infine decidemmo di  ripartire per il rientro ripercorrendo per filo e per segno tutte le strade gia’ fatte.
Arrivati su Corso ai due Mari all’incrocio con il Ponte Girevole... un vigile urbano con il “secchio bianco” in testa,  stava in piedi fuori dalla sua Fiat 127  ed era li’ al varco … come se ci aspettasse.
Sicuramente era li’ per verificare che  qualche sprovveduto automobilista, irrispettoso del divieto, infrangesse le regole, ma probabilmente  non aveva avuto granche’ da fare,  al che  e chissa’ perche’, decise di fermarci venendoci incontro a braccia allargate.
L’intesa che unisce gli amici non tardo’ il suo intervento, quindi simultaneamente e molto repentinamente decidemmo di premere sui pedali del nostro tandem per aumentarne la velocita’.
“Porc … e’ andato tutto cosi’ bene … che cacchio vorra’ questo adesso!”
All’ultimo istante, quando me lo trovai davanti molto vicino, lo scartai di lato con il manubrio del nostro pesante mezzo, lui si scanso’ e permise il nostro passaggio, ma immediatamente… corse verso la 127  vi si infilo’ al volo,  mise in moto e comincio’ un assurdo inseguimento.
Passammo il Ponte Girevole ed arrivati sulla discesa Vasto svoltammo per la Citta’ Vecchia, poi rapidamente su via Duomo ed infine ci infilammo in un vicolo dove ci fermammo in trepida attesa, fumando l’ultima sigaretta del pacchetto di MS da dieci che avevamo comprato il giorno prima per l’occasione.
Mai e poi mai ci saremmo fatti sequestrare il nostro tandem da quel becchino vestito di bianco.
Dopo una mezzora circa, pensando che il peggio era passato, decidemmo di muoverci per rientrare a casa, quindi attraversammo tutta via Duomo, poi sbucando su Piazza Fontana demmo una rapida occhiatina per accertarci di aver “seminato” il vigile e, come se avessimo il pepe al culo, ci sparammo sul Ponte di Pietra …
Ma appena superato lo stesso, giunti alla curva verso Porta Napoli … il nostro incubo … la 127 con alla guida il bieco ed ossessivo vigile spunto’ da dietro la curva stessa,  come una iena in attesa della sua vittima di turno.
Sgommata improvvisa .. cuori in sussulto … si piazzo’ di taglio occupando quasi tutta la corsia, tanto non c’era nessun rischio … non circolava nessuno...oltre noi povere gazzelle e lui … il maledetto leone che ci aveva braccato.
Restammo senza parole, immobili come due condannati a morte,  ...   “e’ finita .. che peccato … tutto il nostro lavoro buttato al vento … tutti rideranno di noi” …
Il boia usci’ dal loculo della sua carrozza con aria soddisfatta … lentamente si riposiziono’ il suo elmetto da guerriero sulla testa  … con passi felpati e misurati si avvicino’ nella   maniera classica dell’ultima sfida ... alla  “Per un pugno di dollari” … ci guardo’ negli occhi …  e mentre pensiamo stia per pronunciare la sentenza … sganascia un sorriso e dice: …
UE’ UAGNU’ … ME L’AVITA VENNERE A ME’ STU’ TANDĔM !??
(Ue’ ragazzi …  me lo vendete sto’ tandem!??)
Ovvia risposta sfuggi’ dalla mia bocca a denti stretti tirando un profondo respiro di sollievo …
MA’ VAFANGULE A’ MAMETE!
 
< Vid quidd d'apprim.   Vid 'nnotre. >
 
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