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“ Sulle tracce di un padre... Un cammino a ritroso” PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Carlo Caprino   
martedì 27 febbraio 2007

    Quando un libro ci colpisce e attira la nostra attenzione non racconta mai una sola storia; narra quella del protagonista, e questo è ovvio, ma racconta anche la storia di chi la narra e in qualche modo racconta la storia di chi legge. Così è anche nel caso di “ Sulle tracce di un padre... Un cammino a ritroso”, scritto da Angela Ferilli, funzionario del Comune di Taranto “prestata” alla narrativa, che raccogliendo l'invito fattole da Michele Parabita, presidente della sezione tarantina della Associazione Italiana Amici del Presepio ha accettato di raccontare la vita e l'operato di Don Michele Grottoli, che per un trentennio è stato parroco della basilica cattedrale di Taranto, nella città vecchia.

Quella che poteva, e forse doveva, essere la biografia di un personaggio tanto singolare e carismatico quanto poco conosciuto da chi vive al di fuori dell'Isola diventa invece un viaggio all'interno di una società, di un popolo e di una persona. Non solo la descrizione della vita di Don Michele, ma piuttosto il suo racconto attraverso la voce e gli occhi di chi gli ha vissuto a fianco, condividendone la missione ed i il suo modo schietto e sincero di vivere una realtà complessa e variegata come quella della città vecchia di Taranto negli anni in cui il capoluogo ionico venne caratterizzato da cambiamenti epocali. Ma anche così, se fosse solo questo, alla biografia si unirebbe il contributo sociologico, utile ed interessante per chi magari è alla ricerca di qualche nota di colore o è intrigato dalla scoperta di fatti e “culacchi” del bel tempo che fu.

L'autrice invece si mette in gioco fin da subito, racconta i suoi dubbi, le sue perplessità e le sue emozioni, e la ricerca di Don Michele diventa un viaggio non solo fisico, con la scoperta di vie, l'incontro di persone, l'ascolto di racconti ed aneddoti, ma anche una esplorazione intima, un ascolto di quanto quello che sente risveglia in lei, un racconto del cambiamento operato dall'immersione in un mondo “altro”, tanto vicino geograficamente quanto lontano emotivamente da chi vive aldilà dei due ponti, uno di pietra che richiama il passato ed uno di acciaio simbolo del futuro, che uniscono l'isola della città vecchia al Borgo ed ai Tamburi.

Angela Ferilli si svela senza infingimenti e false svenevolezze, ignora le sirene che la vorrebbero far indugiare su accenti antropologici e folkloristici e più che con freddo stile di cronaca scrive di pancia e di cuore. Il risultato è immediato, e chi legge non può evitare di fare altrettanto; molto perde chi si avvicina a questo libro cercando episodi “buonisti”, conferme al mito del “buon selvaggio” o “j'e accuse” lombosiani; L'autrice riesce nell'improbo compito di essere cronista onesta ma non distaccata, reporter obbiettiva ma non distante ed al lettore chiede e quasi impone di fare altrettanto.

Ci si commuove per episodi dolorosi resi con il pathos della semplicità senza la ricerca del colpo di scena, ci si emoziona come e più che in una “spy story”, dove l'eroe di turno non è un agente segreto macho e rubacuori ma un umile servo di Dio che aiuta i suoi fratelli meno fortunati a vivere con dignità la loro condizione quotidiana. Si viene catturati, presi per mano e accompagnati in vicoli umidi, postierle secolari, strade rose dalla salsedine e dalla miseria ma percorse da una umanità che ha perso tutto meno che la dignità. Una dignità che padre Michele riconosce loro ed a cui fa appello sempre, richiamando i suoi parrocchiani, di cui si sentiva padre e fratello, ai valori di onestà, rispetto e mutuo soccorso.

Leggere questo libro è pericoloso, perché ci si scopre a commuoversi con poco ed a emozionarsi con niente, quel poco e quel niente che tutti i giorni sono davanti agli occhi di coloro che sanno e vogliono vedere la stupenda bellezza della vita che vive; è pericoloso perché costringe a farsi domande senza suggerire risposte preconfezionate ma stimolandone la ricerca dentro la nostra anima; è pericoloso perché fa a pezzi pregiudizi e ritrosie che tanti di noi hanno verso l'oscuro e sconosciuto mondo della città vecchia senza violenza ma con delicata dolcezza, lasciandoci ad interrogarci di fronte alla nostra gretta paura; è pericoloso perché racconta, svela, testimonia la grandezza e il potere del “cammino delle persone comuni” alle quali appartenevano padre Michele ed i suoi parrocchiani dimostrando che basta poco per fare tanto, se davvero lo si vuole. Un libro pericoloso, ma uno dei più emozionanti pericoli che valga la pena di affrontare.

Il volume, di quasi trecento pagine, è disponibile a Taranto presso le librerie “Mandese” in via Liguria e “Dickens” in via medaglie d'oro al prezzo di dieci euro.


Ultimo aggiornamento ( mercoledì 28 febbraio 2007 )
 
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