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U Sunale PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Carmela "Jatta acrest'"   
lunedì 14 maggio 2007

 Iniziamo il viaggio nelle nostre tradizioni cominciando a parlare dell'abbigliamento, ed in particolare dei capi di abbigliamento che col tempo sono andati in disuso.
Uno dei pezzi essenziali dell'abbigliamento femminile delle nostre nonne/bisnonne era "'u sunale" ....ossia, il grembiule.
Il grembiule, richiama l'immagine della cucina, dove, intriso di intingoli e chiazzato di macchie, è sempre a portata di mano della buona massaia. Il grembiule, simbolo dei ruoli femminili: la maternità e il servizio domestico senza orari, la disponibilità illimitata ai bisogni della famiglia.
Chissà quante volte, noi donne, indossiamo un grembiule per evitare di sporcarci gli abiti. E chissà quante volte, voi uomini, ci vedete con indosso tale indumento e pensate che siamo sciatte e poco femminili, ma nell'antichità le cose stavano diversamente e quello che oggi rappresenta un banale "attrezzo" da cucina, nel passato assumeva un significato simbolico non trascurabile. Le donne se ne servivano, infatti, per manifestare ciò che non potevano dire con le parole.

Il grembiule (sunal'), nato per fini pratici, finì con il diventare un complemento essenziale dell'abbigliamento femminile.
Quando erano in cucina, le donne indossavano un grembiule di colore bianco, rigorosamente candido, mentre quando andavano nei campi a lavorare il colore del  grembiule era il nero.
Ma il grembiule era sempre presente, anche sul vestito della festa, in bella vista, c'era 'u sunale, di tessuto leggero in sintonia con la tinta della gonna, di valenza non solo decorativa ma anche fortemente simbolica: il grembiule era protezione del sesso, e, donato allo sposo, simbolo di possesso esclusivo da parte di quest’ultimo.
Il grembiule era anche chiamato, in dialetto salentino "nguccia irgògne" (copri vergogne), perché lo si considerava idealmente uno "scudo" posto a difesa delle parti intime. Ne è riprova il fatto che nessuna donna leale si sarebbe mai sognata di uscire da casa senza prima aver indossato il suo grembiule. Se avesse agito contrariamente, sarebbe stato come andare in giro nuda.
Se una ragazza nubile, accortasi che un bel giovanotto la stava guardando insistentemente, intendeva ricambiare tale interesse, nel sistemarsi il grembiule lo spostava verso destra, accettando, così, la corte del giovane e lo invitava a farsi avanti con i suoi genitori. Il medesimo movimento, fatto però dalla parte opposta, cioè verso sinistra, era invece interpretato dagli antichi come mossa d'adescamento impudica e sfacciata.
Il grembiule poteva essere espressione di purezza, come sopra accennato, ma anche simbolo di ribellione. Una donna superstiziosa, se convinta di essere oggetto di sguardi ostili, ripiegando le estremità del suo "ngùccia irgògne" formava le corna che, a suo dire, avrebbero allontanato le negatività.
Una contadina che avanzava verso il suo datore di lavoro con il grembiule arrotolato sui fianchi, trasmetteva un senso di insubordinazione e di rivolta. Se scoppiava una lite furibonda e la donna gettava la spugna, in segno di resa, nascondeva le mani sotto il grembiule. Ciò palesava uno stato di abnegazione totale e di afflizione.
Le donne tarantine, come un po' tutte le donne del sud, con quel pezzo di stoffa tenevano la propria femminilità al riparo da sguardi indiscreti, e tra le pieghe di quel pezzo di cotone bianco, nero o colorato racchiudevano tutta la loro essenza, tutta la loro vita, il loro patire e le loro rinunce.
Durante la loro vita,......... ma anche oltre..........
l grembiule era presente anche quando andavano a messa.
Dopo la recita del Rosario, durante le litanie, all'invocazione tutte le donne presenti rispondevano "Ora pro nobis", sollevando contemporaneamente il grembiule.
Il gesto nasceva dalla volontà di mutare in preghiera il quotidiano affanno, affinché si stabilisse una omologia propiziatoria, fra attese contadine e speranze cristiane.
Ci si serviva di tale indumento anche in occasione dei funerali. Se una donna aveva subito un lutto in famiglia, posava le proprie mani sul grembo esternamente al grembiule.
Se, invece, si recava alla veglia di un conoscente o se assisteva al passaggio di un corteo funebre per strada, poneva le mani intrecciate sotto il sunale, in posizione di preghiera.
La tradizione "grembiulesca", non perdeva la sua efficacia neanche nel mondo dei morti. Le donne, nei secoli scorsi, venivano seppellite con il grembiule perché ciò significava presentarsi davanti a Dio il più coperte possibile e, quindi, in maniera casta. Tant'è che siccome "vigilantibus non dormientibus..." e "prevenire è meglio che curare", esse, quando avvertivano un possibile pericolo naturale (terremoto, uragano, alluvione), si affrettavano ad indossare i loro "sunale" in modo tale che, se per incidente fosse deceduta qualcuna di loro, non si sarebbe fatta trovare impreparata.
Nel caso in cui una madre e un figlio morivano insieme prima che il piccolo avesse ricevuto il  Battesimo, venivano messi in un'unica bara. Il neonato, adagiato sul ventre della donna, veniva coperto col suo grembiule. Le mani della donna, distese lungo i fianchi e non incrociate sul petto, reggevano i due lembi esterni del "sunale". Tale gesto, rappresentava allegoricamente la supplica rivolta dalla madre a Dio, affinché Egli non condannasse l'anima del figlioletto a vagare nel limbo in eterno.

Ultimo aggiornamento ( martedì 15 maggio 2007 )
 
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