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"ANTICORODAL", il nuovo disco di Alessandro Guido ed i Trerrote PDF Stampa E-mail
L'ha scritt carlo "usinnache"   
mercoledì 31 dicembre 2008

Alessandro Guido ed i Trerrote, ovvero Stefano Palma al basso e Fabrizio Barbareschi alla batteria, tornato sui lettori CD con il loro secondo disco, con un titolo che è tutto un programma: ANTICORODAL .

L'ANTICORODAL è un materiale moderno ma sta spesso nei centri storici e si staglia in modo deciso dallo sfondo di muri bianchi delle case meridionali.


Questo materiale rende le case dove viene impiegato più disinvolte, forse più brutte dal punto di vista di chi si aspetta di trovare in un centro storico qualcosa di tipico, di antico, di perfettamente restaurato e conservato. Quasi che nei centri storici la gente debba andare vestita in modo storico, antico, con i merletti e gli abiti ricamati. Invece no: l'ANTICORODAL urla sguaiatamente il fatto che quell'infisso è stato fatto negli ultimi vent'anni, embè? emmò ce uè? costava meno di uno di legno e sicuramente durerà di più. L'ANTICORODAL è una buona idea visiva di questo album, che parla di un Sud ambientato nel tarantino, ma che viene descritto nel modo più popolare ed immediato possibile, senza fotografie in posa o richiami ad un modello antico.

 

Il disco si apre con un manifesto programmatico in sintonia con il titolo del disco; una base pop ci presenta “Il mondo di AUMMA”, quello dove la convenienza ha la meglio sulla correttezza, dove essere amici o parenti conta più che essere bravi e capaci, dove l'anticorodal soppianta – perché comodo e pratico – materiali più nobili.

La seconda traccia è coinvolgente nel suo ritmo rock ”Old America”, tranquillizzante nel titolo: “Tuttappost” ma inquietante nel testo, che riecheggia discorsi politici e frasi fatte che tanti, troppi amministratori continuano a propinare agli elettori.

Dopo due brani musicali il primo breve inserto quasi cabarettistico; nessuna anticipazione, solo il titolo: “Ufficio Acquisti 1”.

 

Quarta traccia lirica, corale, con un ritornello inquietante sottolineato da un rullo di tamburi. Arriva “E non è colpa mia”, dopo gli amministratori politici della cosa pubblica è il turno degli impiegati più o meno pubblici, che per dolo, cinismo, disservizi o menefreghismo sono più un ostacolo che un aiuto al cittadino utente.

Secondo inserto “Ufficio Acquisti” e poi un “Call center” spruzzato di jazz e coretti “doo woop” che finisce dove sembra convergano tutte le speranze del tacco d'Italia, ovvero nel “Grande Salento”.

 

Arriviamo a metà disco, quindi a “L'incrocio”, una canzone che dal vivo chiama in causa il pubblico (ascoltatela e capirete...) ma che nel disco richiama alla mente le atmosfere sottili e rarefatte di un certo pop “on the road” americano anni '80 (Cars, lo Stan Ridgway di “Don’t box me in” o i Wall of Woodo di “Mexican radio”, per intenderci...).

Ma a Taranto il vero guaio per la viabilità non sono tanto gli incroci malfrequentati, quelli ci sono dappertutto, nella città dei due mari la vera ciliegina è “U pond apirt”, con il Maestro Palma nei panni di un ignaro automobilista e Alessandro che interpreta un vigile alquanto disincantato che anticipano un brano dalle sonorità anni '50 che avrebbero potuto cantare il Trio Lescano o il Quartetto Cetra se fossero stati un po' più zilati.

 

Gira e rigira, si rimane sull'asfalto, e cosa di meglio che “A machena nova”? Altro che Beastie Boys o Run DMC con annesso Steve Tyler, qui c'è il meglio del meglio del cozzaro su quattroruote con tanto di scratch, batteria in levare e riff brevi e ossessivi.

A cosa serve una macchina nuova se non a portare su e giù per la A14 “Una cascia di Raffo”? Un brano che è una cartolina e colonna sonora ideale per un episodio cinematografico di “Sapore di Sale” girato tra Saturo e Tramontone.

Arriva il terzo “Ufficio Acquisti”, e non si sa bene se ridere o piangere. Nel caso prevalga la seconda scelta, gridate “Ahia!” e fatevi trasportare da un ritmo sincopato che luccica come un flipper impazzito che fa lampeggiare immagini di cosacchi che ballano lo Ska, cinesi alle prese con la chitarra elettrica e ballerine del ventre con coliche fulminanti a dare ritmo alle reprimende di una moglie isterica e manesca.

 

Siamo al rush finale, con tre perle già note ai fans del gruppo: il blues di “U cane mia” ed il rock ad alto contenuto calorico di “A pranzo da nonna”, con il Maestro Palma – meneghino DOC - che dimostra una padronanza della cadenza jonica-salentina da Accademia dello Spuenzo. Ancora blues rullante chitarra e basso con “Ije sto qua” e poi il gran finale: “Capodanno”.

 

Mandate in pensione “meu amigo Charlie” e “Brigitte Bardot”, da oggi il trenino si balla su questa canzone, da ascoltare rigorosamente ad alto volume, anche per apprezzare le controvoci quasi sussurrate del ritornello. Altro brano da colonna sonora, questa volta sui titoli di coda di un cinepanettone tipo “Vacanze sul Galeso”.

 

Chiusura coi botti, è il caso di dire, con una traccia sonora registrata in presa diretta in una notte del 31 dicembre di qualche anno fa.

Un disco che testimonia di un gruppo che suona, si diverte e fa divertire, facendo contemporaneamente funzionare il cervello.

 

Temete di non apprezzare le finezze linguistiche jonico-salentine? Non preoccupatevi, il booklet interno riporta la “traduzione” in italiano dei testi, oltre alle belle foto di Riccardo e Roberto Spina.

 

Insomma, in poche parole, un disco semplice ed efficace e che non si perde in leziosi autocompiacimenti, come l'anticorodal, appunto.

Maggiori informazioni, testi e un “assaggio” di alcuni brani li trovate sul sito internet www.alessandroguido.it, se siete a Taranto e non vedete l'ora di ascoltare il disco, lo potete acquistare al prezzo di 10 euro presso MUSICA E', via C. Battisti, 23/C - tel (+39) 099 4776 085

Ultimo aggiornamento ( domenica 11 gennaio 2009 )
 
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