“CADENZA D’INGANNO”, I SOGNI DI VENTO E ACCIAIO NEL ROMANZO DI ALFREDO ANNICCHIARICO |
L'ha scritt carlo "U Sinnache" | |
martedě 05 aprile 2011 | |
Di che materia sono fatti i sogni dell’uomo? Per qualcuno della stessa materia delle stelle, per altri di acciaio, per altri ancora di vento. Sogni legati alla nostalgia del passato, alla speranza per il futuro o alla preoccupazione del presente; sogni sognati più nella frenesia del giorno che nel torpore della notte. Di sogni parla “Cadenza d’Inganno”, ultimo romanzo di Alfredo Annicchiarico, di quei sogni tanto potenti e vividi da voler diventare realtà a tutti i costi, spesso anche lottando contro la consapevolezza delle ripercussioni sulla vita di chi li sogna. In uno spaccato gallese di fine ‘800 si innestano le grandi ed eterne tematiche della vita dell’uomo, il desiderio dell’Amore e l’anelare al progresso, le meschinità della politica di piccolo cabotaggio e la potenza del credo religioso come collante di una comunità sociale. La trama si dipana sicura e robusta come lo scorrere del fiume sulle cui sponde di svolge la storia, ed i protagonisti, anche quelli apparentemente minori, sono tratteggiati con un carattere ed una precisione quasi visiva. Un romanzo “multisensoriale”, quello di Alfredo Annicchiarico, con i profumi della pioggia e della lavanda, la sensazione tattile dei disegni del ponte sognato e dell’acciaio forgiato, il rumore dello sciabordio delle onde, il sapore della birra scura dei pub che attendono i marinai o quello delle frittelle di mele della tradizione guidata dalla Torah ebraica, il rumore dei colpi che la sorte infierisce ai protagonisti come fosse lo spietato sparring partner di Rufus, pugile che ha aspettato troppo il combattimento decisivo ed ora che è arrivato non vuole più salire sul ring. |