nò rusce e nò musce
L'ha scritt carlo "U Sinnache"   
venerdì 10 giugno 2011
 Stavo terminando di ritrarre la modella samoana Eceje Tuttutuue in una serie di fotografie ispirate allo stile del grande Helmut Newton quando la mia concentrazione venne disturbata da Archibald che, porgendo un candido peplo alla fanciulla in modo da consentirle di coprire le sue procaci grazie, mi informò che il responsabile EDP addetto alla supervisione della rete intranet che cabla in fibra ottica tutti gli ambienti della mia modesta residenza era in agitazione a causa di un sospetto virus informatico.

Dopo essermi rivestito anche io (quando fotografo preferisco non essere impacciato da camicie e pantaloni) chiesi maggiori dettagli sul problema e quando il vecchio Archie mi disse che il virus in questione era il temibilissimo “sulfnbk.exe” trattenni a stento un moto di stizza ed esclamai: "Ma ce stè dice, ca quidde fail nò rusce e nò musce!" (Ma cosa sta dicendo, quel file non ruggisce e non muggisce) lasciando il mio attempato collaboratore allibito, soprattutto per la incomprensibilità della seconda parte della frase.

Oramai il prosperoso soggetto dei miei scatti era sotto la doccia e così mi risolsi a chiarire ad Archibald il significato della mia espressione, ricorrendo alla preziosa opera “Nò rusce e nò musce - Biografia di Zeman, ex allenatore del Foggia Calcio”, compilata con estrema cura dal giornalista sportivo thailandese Chatir Sallong (Chiang Rai, 1936 - linciaggio popolare seguito al tentativo di spacciare Vituccio Chimenti come la 126^ reincarnazione del Gotama Buddha, 1989).

Nella presentazione del volume, il Chatir Sallong spiega ai lettori il perché del titolo, evidenziando come “nò rusce e nò musce” è il commento volto a definire il carattere di una persona dall’espressione tanto apatica quanto impenetrabile, al punto da non riuscire a prevederne reazioni né aggressive (ruggiti) né passive e bonarie (muggiti).

E’ di tutta evidenza, continua ancora il Chatir Sallong, che il detto trae ispirazione dal mondo animale, con un leone ruggente che rappresenta la forza e l’azione ed un bove muggente che esprime tranquillità e calma.

L’espressione si attaglia quindi sia a persone che hanno adottato l’understatement come filosofia di vita (da Enrico Cuccia a Giulio Andreotti, tanto per citare due esempi famosi) quanto a chi per bontà d’animo, indolenza congenita o freddo calcolo, eviti di compiere una qualsiasi azione in risposta alle provocatorie sollecitazioni ricevute.

Si dirà quindi: <<A Giuanne dop’a partite l’honne sbunnate a magana e nò ha ditte manche “Ah!”; quidde proprie nò rusce e nò musce!>> (Ignoti vandali dopo la partita hanno gravemente danneggiato l’autovettura di Giovanni, ma lui non ha detto neppure “Ah!”; è proprio calmo e impassibile) tanto quanto <<Ajere agghie acchiate a Catavede p’a strade e l’agghie circate p’a decima vota l’solde ca m’ha da dà; e quidd’ prise m’ha guardate e non g’m’ha rispunnute niente, proprie nò rusce e nò musce!>> (Ieri ho casualmente incrociato Cataldo per la pubblica via e gli ho chiesto per la decima volta di restituirmi la somma di denaro che mi deve; per tutta risposta quel deprecabile individuo mi ha guardato senza profferire parola, proprio non ruggisce ne muggisce!).

Naturalmente, come molte altre espressioni popolari, anche questa si presta ad un uso ironico volto a sottolineare il carattere bilioso ed iracondo del soggetto, come ad esempio: "E’ viste u comizie de Cito a Piazza d’a Vittoria? Pizza a jidde quant’n’ha ditte!" - "Oneste, quidde proprie nò rusce e nò musce!" (Hai assistito al comizio  che l’’Onorevole Cito ha tenuto in Piazza della Vittoria? Accidenti a lui quanti improperi ha pronunciato! - Davvero, quello proprio non ruggisce e non muggisce).