Pampanelle, pampanelle fresche
L'ha scritt carlo "U Sinnache"   
luned́ 04 luglio 2011
 Come sappiamo, la pampanella fa parte delle nostre estati e spesso pensando al mare ed alle spiagge del nostro litorale, emerge dall’onda dei ricordi un venditore ambulante col suo canestro di vimini e la sua cantilena: “Pampanelleeee, pampanelle frescheeeee”.

Ad ausilio dei bagnanti stranieri e non, riportiamo alcune note tratte dal saggio “Pampanelle e Pampascioni - megghie le prime ca le seconne” comprese nel libro di testo di Anna Grazia Copeta impiegato nel corso di economia domestica della 4^ classe dell’istituto tecnico femminile “Anna Fougez” di Taranto.

La pampanella è il fiore della ricotta, essa trae il suo nome dalla foglia dell’albero di fico (pampana) in cui il latticino viene trasportato e servito ai clienti.

Il supporto vegetale costituito dalla foglia di fico è stato scelto, tra le altre, per le seguenti motivazioni:

a)  Costituisce un “vassoio” ideale in quanto biodegradabile e riciclabile; in ciò i nostri padri si sono rivelati più “eco-compatibili” dei loro pronipoti, che non hanno remore ad abbandonare pneumatici e materassi dove capita.

b)  La foglia di fico richiama alla mente un’immagine di “naturalità” e quindi di genuinità, risultato raggiunto in maniera assai efficace e che dovrebbe far riflettere chiunque si occupi di marketing e promozione del prodotto.

c)  La foglia di fico è gratis, e sappiamo bene quanto sia importante ciò.

 

Il noto gastronomo greco Dalli Kalivole (Atene, 1922 - Naufragio sull’isola di San Paolo durante la regata Auckland - Montedarena - Barcellona, 1998) oppose a quanto sopra un motivo assai più pratico: la foglia di fico aveva la sua ragione di essere perché con linfa dall’aspetto secreta dal gambo appena staccato veniva impiegata per ottenere il caglio del latte.

A questa spiegazione oltremodo banale si oppose fieramente la teologa di origine indiana Susan Ankianatha (Nuova Delhi, 1959 - vivente) che intravede nella pampanella e nella foglia di fico dei chiari simboli sessuali: I lobi della foglia di fico ricordano la forma del pene ed immediato collegamento al liquido seminale viene fatto pensando al liquido lattiginoso che sgorga dal gambo della foglia quando questa viene staccata dal ramo.

A ciò si ricollega il termine “ricottaro”, che sta ad indicare nel gergo meridionale anche colui che trae frutto e guadagno (la ricotta) sfruttando le prostitute (immaginate come vacche da mungere).

L’orgogliosa femminista austriaca Gutrud Kommenonrasky (Salisburg, 1957 - vivente) sostiene invece la natura tutta femminile della pampanella. Essa è prodotta con il latte (che solo le femmine possono produrre) ed è accolto nella foglia di un albero che in dialetto viene chiamato “fica” ed il cui frutto viene così tanto spesso identificato con la figura femminile da essere comunemente impiegato come sinonimo dell’essenza delle donne. Tanto che, sostiene l’altera austriaca, le pampanelle erano in passato riservate alle sole vestali del tempio di Venere che sorgeva in quella che è l’attuale via Duca di Genova, zona che ancora ospita tracce e ricordi di quell’antico culto gineceo.