Astipa a zampogna pe quanna abbisogna
L'ha scritt carlo "U Sinnache"   
venerd́ 04 novembre 2011

 Oramai in preda alla mia incoercibile logorroicità decido unilateralmente (scusate la parolaccia!) di opprimere gli incauti lettori con la dettagliata analisi dell’espressione “ASTIPA A ZAMPOGNA PE QUANNA ABBISOGNA” (Conserva la zampogna per quando necessiterà).

A questo proposito il fine letterato nipponico Soshiutho Allajakka (Kioto, 1812 - Trampolino del Mon Reve, 1847) gran maestro di pirdi con l’eco e installatore provetto di carburatori maggiorati e marmitte senza silenziatore, così chiosava nella sua ponderosa opera “Spin d’rizze e jamme de caure - guida ad una alimentazione alternativa” - Ccefàm Editore:

<<La locuzione pare tragga origine dalla reprimenda della popolana Maria Assunta Allasippe, donna di rara bruttezza e dalla scarsa predisposizione alla pulizia personale, che così si rivolse al suo consorte Agenore Stattattintatè, perenne cassaintegrato dei locali cantieri navali, quando lo sorprese a concedersi solitario piacere masturbatorio contemplando il calendario di una discinta Sabrina Ferilli. Con l’espressione “Astipa a zampogna pe quanna abbisogna” la Allasippe analogava col termine “zampogna” il membro virile del coniuge al caratteristico strumento a fiato a causa della forma del complesso verga-sacco scrotale, analogia rafforzata dal fatto che il Stattattintatè concedeva alla moglie solo rari rapporti buccogenitali a causa della scarsa attrattiva e forte olezzo della donna, che assumeva, durante la fellatio, la classica postura del suonatore di cornamusa. Con il perentorio invito rivolto al marito, la Allasippe gli consigliava ironicamente di serbare le sue scarse energie virili per fare fronte ai doveri del talamo coniugale, sottolineando così la sua conclamata “impotentia coeundi”. Da allora l’espressione fa parte del patrimonio lessicale popolare come monito a conservare con cura qualsivoglia cosa sino al momento dell’uso.>>

Di tutt’altro avviso è invece lo storico libico Allah Thamath (Bengasi, 1972 - Naufragio della paranza interstellare  “San Cataldo IIX” nella galassia di Orione, 2011), tornitore di viali emerito con diploma “cum laude” conseguito presso la scuola “Radio Elettra” di Torino - sezione staccata di Alberobello, che fa risalire l’origine del detto ad un poco conosciuto episodio del passato tarantino.

Narra  infatti il Thamath che nel 1027 circa, il vescovo metropolita Cataldo Stargheit IV° mosse guerra agli eretici baresi guidati dal rinnegato Francesco Matarrese detto “Ciccio la Scorza” per via della sua epidermide ruvida e dura come il cuoio, temprata dal sole e dalla salsedine nelle lunghe ore dedicate al windsurf al largo del molo San Nicola.

Fortemente impressionato dal film “Braveheart”, lo Stargheit chiamò a fare parte delle sue truppe un gruppo di mercenari scozzesi capitanati da John Sonbebyshamp detto “Uein” (dalla dialettizzazione dell’ordinale uno, “one” in inglese, che indicava appunto che il Sonbebyshamp era il comandante e quindi il “numero uno” del contingente).

Come è noto le truppe scozzesi indossano in battaglia il loro caratteristico costume e sono precedute dalle cornamuse che intonano le loro marce di guerra; lo stupore provato dai baresi nel trovarsi di fronte avversari così insoliti ed il valore mostrato dagli scozzesi sul campo di battaglia fece si che gli eretici subissero una rovinosa sconfitta.

A ricompensa dei loro servigi, lo Stargheit concedette agli scozzesi alcuni territori e molti di loro, attratti dalla mitezza del clima, si stabilirono sulle rive del Galeso.

Essi però conservarono sempre la loro indole fiera e bellicosa e usavano salutarsi tra loro con l’espressione in esame, così da ricordarsi l’un l’altro di serbare con cura le armi (simbolicamente rappresentate dalla zampogna che li precedeva in battaglia) per quando ce ne sarebbe stato di nuovo bisogno.

Ancora oggi i discendenti di tali valorosi guerrieri si tramandano di padre in figlio l’orgoglio e la fierezza dei loro avi e custodiscono gelosamente il ricordo delle loro origini, tanto che è di questi giorni la notizia che un omonimo discendente del John “Uein” Sonbebyshamp si è recato in pellegrinaggio ad Edimburgo per rendere omaggio alla terra di origine dei suoi avi.