FAIJA E FATIJA, E LA SERA PANE E CEPODDE!
L'ha scritt carlo "usinnache"   
giovedì 16 settembre 2004

Ero nella serra ubicata nel parco nord della mia modesta magione che aggiungevo un po' di akadama nel vaso dove stavo per trapiantare un pregiato bonsai di Juniperus Chinensis quando lo spaghiforme Archibald, annunciato da un discreto colpo di tosse, entrò recandomi i risultati della chiusura della borsa valori del TARDAQ.
Ebbi un leggero disappunto nel notare che alcune delle azioni ospitate nel mio fondo di investimento avevano subito una leggera flessione a causa dei rumors che avevano scosso il mercato ittico in merito al possibile ampliamento del periodo di fermo biologico imposto ai pescatori ionici ed esclamai: "Eccecòs'; fatija fatija e la sera pane e cepodde!" (Poffarbacco, lavori lavori e la sera [ti devi accontentare di] pane e cipolla!).

L'anziano maggiordomo rimase un po' interdetto, temendo che la mia frase fosse una nemmeno troppo velata deplorazione del desinare serale, ritenuto troppo poco corroborante rispetto agli sforzi da me profusi nel corso della giornata. Fu così giocoforza chiedergli di accompagnarmi in biblioteca, dove mi pregiai di consultare per la bisogna il prezioso tomo di finanza creativa di stampo liberista intitolato "Canali alternativi di mercato per la collocazione al dettaglio di beni economici primari a larga diffusione - I contrabbandieri di sigarette di Taranto: a case history", redatto con insuperabile competenza dall'economista del Liechtenstein Francoise Auerrepropie (Vaduz, 1905 - Infarto miocardico acuto durante l'elezione di "Miss Moccacemenne 1965" nella sala "Cappella" del ristorante "Il Fungo") durante il suo tirocinio in qualità di aiuto assistente del vice parcheggiatore di riserva in servizio permanente effettivo presso il piazzale della stazione FF.SS. di Taranto, periodo durante il quale lo studioso ebbe modo di conoscere e studiare a fondo questa particolare categoria di operatori economici, antesignani dei distributori automatici tipo "Bancomat" e disponibili a tutte le ore del giorno e della notte in qualunque periodo dell'anno per fornire ai clienti quanto a loro abbisognava.Nel tomo segnalato, l' Auerrepropie dedica un intero capitolo allee modalità di determinazione della giusta retribuzione del lavoro svolto, sia questo di tipo autonomo o salariato.

In un ottica affatto illuministica e volta a sostenere che un aumento del benessere individuale si sarebbe trasformato ipso facto, per incontrovertibili regole economiche, in benessere socialmente condiviso, lo studioso mitteleuropeo deplora vivamente le condizioni dei lavoratori sottopagati che, oltre a non assicurare a sè stessi ed alla propria famiglia una sicura distanza dalla indigenza, causano una stagnazione della economia di mercato.L'Auerrepropie, complice la sua formazione intellettuale e la sua educazione religiosa compiuta in ambienti aderenti al luteranesimo estremo, addebita questa situazione ad una accettazione miope e travisata della maledizione divina riportata nel libro biblico della Genesi, che condanna l'uomo a guadagnare il pane col sudore della fronte (pena da cui sarebbero esclusi, secondo alcuni esegeti assai poco tradizionalisti, i dipendenti dell'Arsenale della Marina Militare di Taranto).Da quanto sopra ne consegue - a detta dell' Auerrepropie - una supina accettazione del lavoro come punizione per una colpa che l'uomo deve scontare vita natural durante ed uno stato di abbattimento fisico e di prostrazione morale senza fine.Da che mondo è mondo l'uomo, a ragione o a torto, ritiene quasi sempre inadeguata la mercede corrispostagli in cambio del suo lavoro, e codesta inclinazione, evidenzia l' Auerrepropie, la si ritrova per traslato in quasi tutte le attività umane, che una volta giunte a compimento destano nell'artefice assai raramente un senso di gioiosa soddisfazione e ben più frequentemente una sorta di cocente delusione per il divario tra il risultato atteso o immaginato e quello effettivamente conseguito.

Svariati sono gli esempi che l'economista cita a sostegno della sua tesi: dal pessimismo cosmico leopardiano alla continua conflittualità sindacale italiana, dall'Ecclesiaste biblico al "Lavorare stanca" di Cesare Pavese, per poi tornare nell'ambito strettamente tarantino con l'espressione da me citata, che manifesta evidentemente la sua origine popolana.Non è infatti difficile immaginarla esclamata da uno stanco bracciante agricolo che, tornato all'imbrunire nella sua umile abitazione dopo una intera giornata trascorsa ad intridere le zolle di terra col sudore delle sue membra, trovi a sfamarlo due fette di pane raffermo ed una vizza cipolla come aspro companatico. Ma grazie alla sua icastica evidenza illustrativa il motto travalica il riferimento natio e diventa mezzo principe per l'espressione della delusione che scuote colui che, novello Sisifo, vede obliati se non derisi i suoi sforzi. Il detto si presta quindi ad innumerevoli applicazioni, può essere impiegato con pari efficacia dal presidente di una squadra di calcio che, nonostante una sontuosa campagna acquisti, vede la sua compagine attestarsi negli ultimi posti in classifica come da un focoso tombeur de femmes che, dopo aver offerto alla sua dama una costosa serata costellata da cena a lume di candela e passeggiata al chiaro di luna, venga poi da questa congedato con un casto sfiorar di labbra sulla propria imporporita guancia.
Parimenti opportuna è la citazione del motto da parte di uno studente che veda giudicata con una votazione striminzita la propria monumentale ricerca presentata come tesi d'esame alla facoltà di Lingue straniere della Università di bari ed intitolata "Erasmo Iacovone: a Man, a Myth" come da parte di un qualsiasi appartenente al basso proletariato che, nonostante i continui sacrifici, non riesca a permettersi l'abbonamento ad un canale televisivo satellitare che gli offra la visione in diretta delle partite della squadra di calcio per cui tifa, costringendolo ad accontentarsi dei fugaci filmati e dei banali commenti di Tosatti e Cannavò trasmessi dalla televisione di stato.

 
 
Ultimo aggiornamento ( mercoledì 04 luglio 2007 )