Presentazione CD "Uì ar de Tard"
L'ha scritt Administrator   
sabato 18 dicembre 2004

In questa selezione di musiche e canzoni si respirano a pieni polmoni gli odori del mediterraneo, quelli dolci delle notti d’estate, quelli nostalgici di chi ha dovuto fare delle scelte, quelli acri di chi vive le difficoltà, quelli ottimisti di chi non si arrende al destino e quelli più allegri di chi il destino lo esorcizza col sorriso.

Ho cercato di raccogliere diverse sensibilità, diversi modi di essere musicisti e autori, per provare

ad offrirvi un panorama stilisticamente non troppo ristretto, sebbene caratterizzato dalla comune latitudine. È con questo spirito che vi voglio presentare gli artisti che hanno deciso di partecipare alla nostra raccolta, un’iniziativa che ha come scopo principale quello di raccogliere fondi da destinare ad alcune bisognose realtà sociali tarantine, ma anche quello di rendere onore e visibilità a chi, cresciuto tra alberi di cozze e piantagioni di raffo, è divenuto un talento. Tutti gli artisti intervenuti sono infatti nati e cresciuti a Taranto; qualcuno è ancora lì e vede il mare, qualcuno ha deciso, volente o dolente, di cambiare aria mantenendo però sempre forte l’amore e l’attaccamento alla propria terra e ce lo dimostra così.

Il viaggio comincia con due brani di una formazione tipicamente folk, musiche energiche, calde e passionali, accurate contaminazioni tra musica popolare e ispirazioni più moderne che possono muoversi dal reggae al rock, dal baltico all’irlanda. I testi originali raccontano storie popolari: l’amore per la propria donna e il desiderio di far crescere i propri figli in un posto migliore restituiscono la grande e purtroppo sempre attuale sofferenza degli Emigranti. E poi l’ebbra atmosfera di antiche feste paesane, l’amore non consentito fra l’uomo del popolo e la figlia del signore, è raccontato in Storia di un musicista amante, brano che peraltro ha vinto, a Roma, il premio Fabrizio De Andrè 2004. Loro sono gli Anonima Folk (www.anonimafolk.it): Francesco Santoro (chitarra e voce), Claudio Merico (violino), Remigio Furlanut (basso elettrico), Gianfranco Vozza (batteria).

Seguono altre due canzoni, questa volta del cantautore Gianluca Rebuzzi (www.gianlucarebuzzi.it). Non ho paura di restare solo è un testo molto profondo. Può essere letto come la naturale e sofferta separazione tra chi sceglie di vivere cercando a tutti i costi, anche quelli più amari e ingannevoli, un’apparente superiore felicità e chi invece si accontenta di piccole soddisfazioni per godersi tutta la vita in un’arte forse meno pericolosamente assoluta, ma sicuramente più vera e condivisibile. Nessuna storia è il brano che forse meglio riassume in sé lo stile di Gianluca, un testo poetico, essenza della sua filosofia, quel suo modo inconsueto di essere cantautore, cioè di chi dovrebbe raccontare delle storie ma finisce sempre per raccontare se stesso.

Per la cronaca, Nessuna storia ha vinto il festival di Biella nel 2003.

Lo stile risulta una sintesi autentica e singolare di diverse ispirazioni che passano dalla malinconia del tango ai colori della bossanova, dalla più raffinata canzone d’autore alla pizzica: il sud viene fuori energicamente grazie a ritmiche incalzanti, figlie delle tradizioni autoctone. L e musiche sono coinvolgenti ed emozionanti anche grazie al lavoro dei musicisti che costituiscono la band: Gianluca Rebuzzi (voce, chitarre, pianoforte, fisarmonica, armonica, kazoo), Mirko Scarcia (contrabbasso e basso elettrico), Daniele Chiefa (chitarra classica), Massimiliano Scarcia (chitarra acustica, elettrica e bouzouki), Francesco D’Amicis (batteria), Andrea Montevecchi (flauto e tamburello), Luca Michetti (percussioni).

Siamo in piena fase popolare e quindi è la volta di una formazione che ha suonato centinaia di concerti in tutto il sud, sono i Pizzica e no’ pare. Loro sono tanti e bravi, hanno ripreso delle vecchie canzoni della tradizione salentina (e non solo) e le hanno rivedute con il loro gusto fine e la loro notevole sensibilità. Dall’album In viaggio ho estrapolato due pezzi: il dolcissimo Lu monachino e Lu rusciu dellu mare, la versione più accattivante che abbia mai sentito del famoso brano, considerato ormai quasi uno standard tradizionale, interpretato da moltissimi artisti.

La magnetica voce femminile è quella di Giuliana Mura, accompagnata, in Lu monachino, da quella calda e ispirata di Francesco Santoro; la formazione è composta da: Rino Platania (voce, organetto, fisarmonica), Claudio Merico (violino, mandolino), Francesco Santoro (chitarra classica, chitarra acustica, bouzuki, voce), Giuliana Mura (voce, flauti, castagnette), Renato Petraro (tamburello, tammorre, congas, darbuka, djembè), Remigio Furlanut (contrabbasso, basso acustico).

Raggiungiamo l’apice della musica tradizionale con un longevo gruppo di talentuosi musicisti, appassionati della cultura della tradizione a 360°. La scelta di Grattula beddattula è per me motivo di grande orgoglio! Negli ultimi quindici anni hanno viaggiato in tutte le regioni del sud, hanno incontrato i musicanti anziani delle provincie più profonde, li hanno intervistati, li hanno sentiti suonare e cantare quei canti antichi. È anche grazie a questa preziosissima indagine culturale che oggi Grattula beddattula possono mantenere in vita quelle canzoni mai scritte e mai registrate, che sarebbero inevitabilmente andate perse. La loro ricerca non si limita a questo, ho avuto modo di conoscere quanto profonda e ampia sia la loro cultura sul mondo della tradizione, sotto tutti gli aspetti. Nelle poche e fortuite registrazioni live (è loro filosofia, coerente con i contenuti, non registrarsi in studio) ho scelto due vere chicche, la prima è una mazurka (orientativamente dell’800) suonata in una versione lucana (Santarcangelo – Matera); la prima registrazione di questo brano risale al 1954 e fu realizzata in Sicilia, a cura di Alan Lomax (ricercatore della Libreria del Congresso Americano) e Diego Carpitella (primo insegnante di musicologia in Italia). Il secondo brano è Tarantella di Sannicandro, una tarantella del Gargano difficile da datare come la maggior parte della musica di tradizione. I preziosi musicisti che hanno così fedelmente, nelle tecniche esecutive e nell’interpretazione, suonato questi pezzi sono: per la mazurka, Alessandro Sorrentino (mandolino), Francesco Quero (chitarra), Fabio Tricomi (violino) e per la tarantella, Alessandro Sorrentino (chitarra battente), Francesco Quero (chitarra) e Francesca Esposito (voce).

Ho avuto la fortuna, purtroppo solo di recente, di conoscere personalmente Angelo Losasso. Compositore, autore, musicista polistrumentista, fonico. Un uomo dalla grande sensibilità non solo artistica. Angelo mi ha generosamente concesso alcuni brani che aveva scritto per la pellicola “Il miracolo”, dietro specifica richiesta del regista Edoardo Winspeare, ma che infine non sono stati inseriti nella colonna sonora. Sono fiero di presentarvi Pe ‘nna parola e Uardm ‘n faccia (testo di Michele De Vitis). I testi, scritti nel nostro idioma dialettale, sono intimi e poetici e perfettamente allineati con il senso del film e le musiche sono a mio avviso eccezionali, straordinariamente struggenti, perfettamente composte ed eseguite.

Nonostante la sua squisita polifunzionalità (percussioni, flauti, tastiere, cori, suoni e registrazioni), per questi pezzi Angelo si è valso della collaborazione di eccellenti musicisti come Marcello Finocchiaro e Pino Magaldi alle chitarre e Marcello Losasso e Cristina Ceci alle voci.

Ho voluto utilizzare anche un terzo pezzo, Darboef, una brevissima sessione strumentale, prevalentemente percussiva, per chiudere la fase più tradizionale di questa collezione e per lasciare spazio ad altri suoni e ad altri ritmi.

Big fuckin’ family. Il gruppo, nato nel 1998, condensa arrangiamenti energici in stile funk-rock, atmosfere etniche e acustiche fra richiami psichedelici uniti ad una buona dose di ironia. Per noi hanno voluto scegliere il brano Puglia. Una potente e abile sinergia tra suoni elettrici, distorti, sintetici ed echi inequivocabilmente mediterranei della linea vocale e del sax.

Una lunga e torrida atmosfera, affanno e sete. Ci si sente nel deserto, sul dorso di un cammello che si avvicina a quella macchia verde: sembra un miraggio, ma in realtà è proprio un’oasi e ci sono bellissime donne che ballano muovendo sensualmente i fianchi mentre altre ti versano da bere latte di cocco. Potrebbe essere il sahara e quelle donne potrebbero essere arabe, ma in realtà siamo in puglia, le donne sono delle bellissime pugliesi, more e procaci, il cammello è una bicicletta, l’oasi è il bar sulla litoranea e il latte di cocco in realtà è una bella birra ghiacciata, provate a indovinare quale…!! Formazione: Galbino (chitarra), Pes (batteria - voce), P. Poce (chitarra), A. Poli (basso), Arnaud (sax), Ema (voce), Pelsa (tromba - flauto), Ricky (percussioni).

Ho faticato a scegliere U’ stile s’ammisca e Accom’ avene nel ricchissimo disco di Fido Guido. Una persona pregevolmente impegnata in attività sociali su territori tarantini difficili come la città vecchia e il quartiere Paolo VI.

Il ragammuffin è un genere che deve rispettare degli schemi compositivi abbastanza precisi e per questo è difficile distinguere un buon lavoro da un pezzo qualsiasi. Devo dire che Guido è capace di creare interesse sulle sue canzoni anche a chi non ascolta abitualmente quel genere di musica. Ci sono almeno due ragioni che spiegano perché esiste differenza fra un ragamuffin qualsiasi e Fido Guido. La prima è il testo: i suoi messaggi sono sempre incisivi, reali, di protesta spesso anche politica e di insegnamento per i ragazzi cosiddetti “di strada”. Il secondo è la scelta musicale, delle ottime basi e delle linee melodiche. In U’ stile s’ammisca per esempio, un tema vocale molto veloce mi ha riportato alla mente emozioni antiche che ritrovo più facilmente quando ascolto melodie etniche come quelle ricercate dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Accom’ avene è un’iniezione di puro ottimismo e di energia positiva che comunque non dimentica mai l’ispirazione critica propria di Guido e del suo modo di comunicare, il sound è caldo e avvolgente e il testo rigorosamente in dialetto!

Ci si avvia verso la conclusione con un’altra storica formazione tarantina, si tratta dei Maranjapoint. Mi ricordo perfettamente quando nel periodo in cui Taranto era governata dal geometra Giancarlo loro suonarono ad una festa dell’unità (nel piazzale vicino a S.Rita) proponendo, tra gli altri, un pezzo molto divertente intitolato “Pagliaccio, fanatico, stuè”; forse Gianni Cellammare non lo sa, ma quel pezzo diventò in quegli anni un piacevole tormentone per me e per molti dei miei giovanissimi coetanei …me lo ricordo come fosse ieri!! Per questa collezione, però, ho scelto altri due brani, si tratta di Cuzzarule tarantine, si, proprio la canzone di Saverio Nasole che i Maranja hanno rigirato in chiave funky. Subito dopo Pesca, una ricca e ovviamente divertente raccolta di termini tecnici dialettali legati alla pesca, nel solito groove carico di energia della big band più coinvolgente che abbiamo mai avuto. Consiglio vivamente i live dei Maranjapoint, non a caso i brani che ho scelto sono stati presi dal loro disco “Maranjapoint – Live in Bologna”, registrato nel 1995. I maranja sono: Grazia Maremonti ( voci, coro), Gabriella Viapiano ( voci, coro ), Fabrizio Granella ( percussioni ), Peppe Fago ( batteria ), Stefano Durante ( basso elettrico ), Enzo Granella ( chitarra elettrica, voce ), Cristiano Zucchetta ( tastiere ), Gianni Cellamare ( sax alto, voce ).

Dulcis in fundo, il beniamino di Tarantonostra.com. Non poteva mancare il poliedrico artista dei due mari, Alessandro Guido (www.alessandroguido.it). I frequentatori di Tarantonostra lo conoscono molto bene e non credo che abbia bisogno di presentazioni, si destreggia con grande abilità tra la matita e il plettro regalandoci fumetti e canzoni. Nella grande produzione prettamente rock di Alessandro ho pescato una canzone che continuerà a farmi ridere anche al milionesimo ascolto, vi parlo di A pranzo da nonna. La maggior parte di voi si riconoscerà in lui, nelle infinite portate e nelle stesse domande di ogni domenica.

Spero di essere riuscito ad appassionarvi un po’ a questi artisti, spero che ogni tanto abbiate pensato “micidiale sto pezzo, vorrei avere un cd di questo tizio, chissà se si può comprare”, spero che non abbiate pensato “micidiale sto pezzo, mo vedo in internet se mi posso scaricare l’impossibile”. Fare buona musica non è facile, farla ascoltare altrettanto, vendere un disco per chi è emergente o non ha una produzione è quasi impossibile. Facciamo onore a chi se lo merita, se vi è piaciuto qualcosa di quello che avete ascoltato, allora appassionatevi, cercate informazioni, seguite i movimenti di quell’artista o di quel gruppo perché sicuramente loro si stanno muovendo, stanno facendo qualcosa per farsi sentire.

Grazie di essere stati miei compagni in questo viaggio che mi ha permesso di conoscere delle persone straordinarie, di cuore e di talento. A presto.

Luca Michetti

lucajazz@libero.it

www.tarantonostra.com