L'ipogeo De Beaumont Bonelli Bellacicco chiude i battenti
L'ha scritt Carlo "usinnache"   
giovedì 21 giugno 2007
 Una ennesima piccola storia ignobile che si perpetra tra gli sciroccosi cemenefuttismi  della "molle Tarentum".
Per la soddisfazione di pochi squallidi figuri e la ignavia di molte scimmiette che non vedono sentono e parlano se non per salire sul carro del vincitore e prostrarsi di fronte al potente di turno, a meno di un provvidenziale intervento dell'ultimo momento l'ipogeo De Beaumont Bonelli Bellacicco, al 39 di via Vittorio Emanuele III nella città vecchia, sede del Centro Culturale Filonide" le cui attività sono documentate sul sito internet www.filonidetaranto.it è destinato  chiudere i battenti e trasformarsi in pizzeria.

Piange il cuore nel pensare le pareti millenarie intrise dei fumi della friggitoria, è desolante immaginare le sue scale percorse da avventori desiderosi di patatine e panzerotti ma tant'è, gli affascinanti ambienti che hanno accolto convegni internazionali, il palcoscenico di spettacoli e riunioni offerte sempre a titolo gratuito a chiunque volesse partecipare tra qualche mese cambieranno aspetto e destinazione d'uso.
D'altronde non c'era da spettarsi molto da una città che ha già permesso scempi simili, che ha consentito che chiese medievali fossero ammorbati dai mefitici fumi di raffinerie, che sotterra anfiteatri romani e che con noncuranza non batte ciglio nel vedere patrimoni storici che altrove sarebbero protetti e valorizzati stuprati da affaristi senza scupoli e vandali ignoranti.
Le istituzioni latitano oggi come latitarono quando ad ogni pioggia l'ipogeo veniva allagato da fognature colabrodo; chi potrebbe e dovrebbe far qualcosa è "distratto" come lo era quanto in una grottesca commedia dell'assurdo il Cenrto Culturale "Filonide" fu fatto oggetto di una criminale manovra che con risibili argomenti tendeva a colpirlo nel morale e nel portafoglio con cause giudiziarie che farebbero ridere se non fossero tragiche.
Aldilà delle simpatie o antipatie personali dovrebbe esserci una sollevazione popolare che sicuramente ci sarebbe altrove, ma a Taranto si sa, amiamo distinguerci, e così tutto avviene senza colpo ferire, un altro gioiello restituito alla città a prezzo di sforzi sovrumani viene sepolto senza vergogna, un altro patrimonio frutto di una attenta e lungimirante opera di recupero viene alienato senza cancellato tra l'assordante silenzio dei tanti polli che invidiosi non sopportano di veder volare le aquile.
Tanto altro ci sarebbe da dire, ma è tempo di fatti e non più di parole; a Marcello, Ivana, Roberto e Giancarlo non servono più le dichiarazioni di stima e gli attestati di solidarietà, occorrono aiuti concreti e azioni pratiche. Augurarsi che queste arrivino in tempo è forse più ingenuità che fiducia eppure la speranza è l'ultima a morire ma se questo non avverrà e un altro pezzo di Taranto sarà cancellato per sempre tutti noi avremo perso qualcosa. Ricordiamocelo e ricordiamolo perché un domani nessuno possa dire "non lo sapevo".
Ultimo aggiornamento ( giovedì 21 giugno 2007 )