Lìa
L'ha scritt Pepp' Nesta   
giovedì 22 novembre 2007
 Non mi era mai capitato prima, improvvisamente sentii un pò come se il pavimento sprofondasse sotto i miei piedi, ma subito dopo come se mi librassi in uno strano volo, sensazioni strane susseguivano una dietro l’altra, vibravo di eccitazione e felicità, ma soprattutto di insicurezza sul mio prossimo futuro.
Era stata lei ad avvicinarmi,  anche se era un bel pò che l’incrociarsi dei nostri occhi e lo scambiarsi sorrisini ammiccanti mi stimolava quell’adrenalina necessaria a rompere il ghiaccio, ma poi scattava il freno, quello dell’inibizione, quello dell’inesperienza, il terrore di sbagliare irrimediabilmente, ma ormai era fatta ed ammetto che ne ero soddisfatto di averla “colpita” in quel modo.
<Ciao io sono Lìa!> Immobile come una statua di cera ero ancora incredulo, ... lei, la ragazza dei miei sogni, era stata lei a venire da me. Okkei okkei, sicuramente i messaggini verbali inviati tramite le sue compagne di classe avevano sortito il loro effetto, o almeno credo, ma dovevo reagire, non potevo fare la figura del pollo.
<Si, lo sò chi sei!> Pollo!! Ecco sono un pollo, ma che cavolo di risposta mi vien fuori. Infatti il suo sguardo si cruccia un pò, ma subito continuo ... <Io sono Peppe, piacere.> le tendo la mano e lei subito me la stringe piacevolmente con la sua, calda e tenera, ... o forse ero io che, tanto che mi ero impietrito, mi si era raggelato il sangue a livelli di ibernazione.

<Sai Pino, sabato dò una festa a casa mia, mi farebbe piacere se venissi .... allora ci sarai?>  Ma che domande, ci sarò??  Ma solo se arrivasse la fine del mondo potrei mancarci ... tuttavia riesco a contenere l’emozione, o almeno credo di riuscire a farcela ... <ahem ... Peppe, ... mi chiamo Peppe, comunque ... si, certo ... ci sarò!> Poi con nonchalance, come se già non sapessi tutto di lei ... <Dove abiti? ed il cognome? ... basta citofonare? ... benissimo, sabato alle 6,30!>
Sì proprio alle 6,30, le feste in casa cominciano a quell’ora, ... sarà che è ancora giovedì, ma sabato sembra così lontano, eppure subito dopo mi sembra di non poter avere il tempo di organizzarmi ... tanto è vicino sabato.
Sabato mattina ci si incontra davanti a scuola, faccio quasi finta di niente, lei invece mi viene incontro, ... che sfacciata ... <Allora Pino, ci vediamo stasera alle sei e mezza!> Il cuore in gola, i miei compagni ridacchiano ... ‘che scemi’ penso ... e con la voce quasi strozzata le rispondo:   <D’accordo, alle sei e mezza ci sarò!> poi con voce sommessa <comunque mi chiamo Peppe ....>
Sono le sei e sono già pronto, elegantissimo, il migliore jeans a zampa di cavallo, un maglioncino rosso scollo a vu ed una bella camicia con i colletti appuntiti sbottonata quanto basta, capelli lunghi e stirati alla moda, poi la ciliegina sulla torta, una spruzzatina di acqua di colonia di mio padre, saggiamente trafugata all’uopo ... ed eccomi qui, ... bello come non mai.
Per strada accellero e decellero il passo in base all’orario che mi riferiscono su mia richiesta i passanti, sotto il braccio il pacchetto del regalo stando attento a non sgualcirne il fiocchetto della confezione ... ed eccomi sotto al suo portone, dito sul citofono e si apre la prima porta verso il Paradiso.
Lìa è sul pianerottolo ad attendermi. Senza perdere il mio self-control riesco a continuare a salire le scale con la medesima cadenza  fino a ritrovarmela davanti ... <Scusa per il ritardo, sai ho incontrato degli amici .... > Uno straordinario sorriso disarmante mi lascia senza parole e senza fiato ... protendo in avanti il pacchetto del regalo che lei prende con sicurezza mentre con l’altra mano penso di stringere la sua ... lei invece continuando a sorridere mi bacia sulla guancia ... <Grazie Pino, non dovevi ...>  Io mi sento il fuoco in faccia. Riesco a dire appena: <... Pino ... vabbeh ...  è il minimo, anzi!> ...
Mi fà cenno di entrare e così faccio. Entro in una grande camera probabilmente svuotata dai mobili per l’occasione, tutto attorno solo un divano, due poltrone ed una sfilza di sedie,  in un angolo il giradischi su di un tavolino con l’improvvisato deejay di turno, nell’altro angolo un tavolo imbandito con patatine, aranciate, cocacola e bicchieri in quantità.
Il volume alto della musica sembra fare al caso mio, lei mi fà cenno di servirmi pure, io ruotando il mio dito indice stò come a dirle che lo farò dopo. Nel frattempo qualche coppia balla un lento dondolandosi dolcemente ma stringendosi fortemente ... ‘bene’, penso che la serata prometta proprio bene.
Lìa mi porge un bicchiere di aranciata che accetto volentieri, poi avvicinando le sue labbra al mio orecchio mi dice: <Pino, mi hanno detto che balli bene, che suoni la chitarra e canti bene anche.> Io, come se fosse la cosa più naturale del Mondo le rispondo: <Beh ... me la cavo!> ... e poi penso:  ‘dalle con stò Pino’ ...
Finisce il brano lento e parte una canzone di Tina Turner, lei mi prende per mano e mi tira verso il centro della stanza, cominciamo a ballare, ... finalmente riesco a sbloccarmi, la musica mi coinvolge e riesco a tornare ad essere me stesso. Finito Tina Turner, via con James Brown, poi un altro brano ancora ed un altro,  poi finalmente un lento ... Lìa mi abbraccia con le mani sulle spalle ed io con le mie sui suoi fianchi, il suo abbondante seno premuto sul mio petto riesce ad attutire il rimbombo del mio cuore che batte a mille ... poi un altro lento, ancora uno .... poi improvvisamente si ricomincia da Suzi4 ...
Lia mi prende per mano e mi porta sul balcone, con assoluta intraprendenza che solo una vera donna ha, mi chiude in un angolo e mi stringe forte a sè, avvicina le sue labbra alle mie e mi bacia con dolcezza ... sono al settimo cielo.
Ma come sempre nella vita non può mi andare sempre bene, ecco il tragico ed immancabile errore ... io candidamente: <Scusami, ... è la tua festa, ma per cosa?>  lei quasi offesa come se la mia fosse stata la domanda più assurda del Mondo: <beh, oggi è il mio compleanno ed il mio onomastico!>
Ed io di rimando: <Ok, vada per il compleanno, ... ma l’onomastico? ... da dove deriva?>  lei: <Ma daiii ... oggi è Santa Cecilia ... ed io mi chiamo proprio Cecilia!>
Sarà stata la mia espressione sbigottita, ... o forse il mio sorriso avrà assunto un effetto di scherno, ... o proprio per averle chiesto: <Ma scusa ... non ti chiami ... Lìa?>  ... lei, la mia bellissima fata, distaccandosi immediatamente da me mi fà: <Certo che sei proprio un bello stronzo!> ... mi volge le spalle indignata e rientra nella stanza imergendosi nel gruppo di saltatori sfegatati a ritmo di musica.
Dopo essermi ripreso dallo shock, rientro anch’io, ma purtroppo il sogno si è infranto, tant’è che Lia non mi degna più di uno sguardo ... che avrò mai commesso di tanto grave?
Notte insonne, ... domenica di m...., lunedì mattina finalmente la rivedrò, ... eccola, mi sembra più bella che mai, sicuramente mi perdonerà ... sembra venirmi incontro maaa... proprio sul più bello scarta di lato ed entra nel cancello della scuola.
Allora ecco una delle mie solite trovate del caxxo ... la rincorro ed appena al suo fianco, quando chissà cosa si aspettasse che le dicessi ... le dico canzonante: <Ciao Ceci Lììììììa .... >
Beh ... teneve raggione ‘a wuagnedde ... sò propre nù strunze!
(Beh, ... aveva ragione la ragazza, sono proprio uno stronzo!)

pepp’nest
Ultimo aggiornamento ( giovedì 06 dicembre 2007 )