Un giorno di San Giuseppe
L'ha scritt Peppe Nesta   
giovedì 20 marzo 2008
 Da piccolo la giornata di San Giuseppe e' sempre  stata una delle poche occasioni in cui mi sentivo importante. Il fatto di avere sulle spalle un nome cosi' impegnativo, tutti dovevano ricordarselo e difficilmente ne "scappava" qualcuno, mi causava una sorta di responsabilita' nei confronti di chi mi aveva affibbiato questo nome, una specie di ringraziamento che mi sentivo doverosamente di corrispondere ...
Ricordo come se fosse ieri,..  all'epoca non si andava a scuola per questa festivita', comunque gia' di primo mattino ero sveglio a raccogliere gli auguri dei miei familiari, ben 10 persone, ... e si' la mia famiglia e' numerosa ... 5 sorelle, 3 fratelli piu' mamma e papa'. Ricordo anche il profumo che si sprigionava per tutta la casa, perche' sin dalle prime ore del mattino mamma e le mie sorellone, erano intente a preparare i classici dolci di S.Giuseppe, le zeppole e  le chiacchiere  (o le fraffugghie de' San Geseppe) ... ad ogni modo la prima zeppola era la mia! 
Soffice, piena di crema ... ne sento ancora la calda fragranza tra le dita che leccavo fino a rimuovere l'ultima briciola ...
Poi, quando tutta la famiglia era riunita per il pranzo e  dopo che papa' aveva bevuto il suo caffe' , si partiva per l'equa distribuzione dei dolciumi fatti in casa.
La felicita' della festa era immensa, non eravamo benestanti, ma vivevamo con molta dignita', diciamo che non ci mancava niente, perche' non avevamo conoscenza del superfluo.
Nel pomeriggio, papa'  caricava sulla sua Lambretta me e i miei due fratelli,  e si scendeva nella Citta' Vecchia. Ricordo che li' passavamo delle ore a giocare nello spiazzo della chiesa, mentre lui discuteva con i suoi conoscenti, tuttavia un occhio era sempre su di noi.
Una volta, visto che ero il piu' ... "spregidicato" dei tre,  volli fare il furbo, mi addentrai tra i vicoli. Gira di qui e gira di la' ... dopo un po' mi resi conto di essermi perso.
Dapprima fu' una sensazione di angoscia, chiedevo a tutti quelli che incontravo se fossero stati in grado di riaccompagnarmi da mio padre .... all'ennesimo esito negativo scoppiai in un pianto disperato.
Non nascondo che tutti quelli che mi chiedevano cosa mi fosse successo, dato che tra un singhiozzo ed una lacrimona riuscivo appena a spiegare che mi ero perso,  presero a cuore la mia situazione, tutti,  ma  proprio tutti si prodigarono alla ricerca di mio padre.
I ragazzi piu' grandicelli formarono dei gruppi e partirono. Due bambini, piu' o meno della mia stessa eta', nel dialetto piu' stretto, fortunatamente a me da sempre comprensibile, mi dissero se volevo andare nel frattempo a casa loro ad aspettare il rientro dei compagni di ricerca.
Ricordo che salimmo una lunga scalinata con una presunta ringhiera passamano, tuttavia non ero assolutamente intimorito dal posto anche se angusto. Fui accolto da una signora che appena mi vide ancora lacrimante mi venne incontro. Ricordo che la sua dolce mano mi passo' sulla testa e con il suo grembiule mi asciugo' le lacrime.
Mi disse, tranquillizzandomi, di non preoccuparmi e che suo figlio Cosimo, che conosceva benissimo Taranto Vecchia, avrebbe trovato sicuramente il mio papa'.
Quando le dissi che il mio nome era Giuseppe salto' dalla gioia, disse che era un buonissimo segno che la sera della festa del Santo, un Giuseppe fosse presente nella sua casa.
Gia' mi aveva offerto le "carteddate" un tipico dolce della festivita',   ma appena venuta a conoscenza del mio nome, corse a prendere una zeppola dal vassoio pieno che aveva preparato per la serata di festivita' con la sua famiglia, privandone forse proprio della sua zeppola personale.
Finalmente arrivo' mio padre con in braccio Franco mio fratello piu' piccolo e con la mano teneva Ruggero, mio fratello piu' grande.  Cosimo gli aveva fatto strada ed avevano al seguito un gruppo di ragazzini che schiamazzavano felici per il ritrovamento di Peppe .....
La dolce signora mi disse di affacciarmi per farmi vedere e tranquillizzare papa' e cosi' feci. Lui mi disse di scendere, di non preoccuparmi di nulla, che era stata colpa sua a perdermi di vista, ... forse lo diceva per giustificarsi davanti alle persone piu' grandi che avevano visto l'accaduto.... comunque dovetti scendere, piu' timoroso che mai.
La signora mi fermo' un attimo, mi prese la faccia tra le sue mani e mi dette un bacione sulla fronte, poi mi mise nella tasca del cappottino un po' di dolcetti ed un paio di biscotti.
Scesi accompagnato dai due bambini, papa' mi venne incontro e mi strinse forte, lo sentii dire rivolgendosi agli adulti:  <No'sse puteve perdre u' piccijnne mije, picce' aqqua' stame a' Tarde Vecchije!>  ...  Non avrebbe potuto perdersi il mio bambino, perche' qui siamo a Taranto Vecchia!
Ci tenemmo per mano, da un lato io e mio padre, lui con Franco in braccio, l'altra mia mano con mio fratello Ruggero e ci avviammo per tornare a casa ...
Per un attimo esitai, poi mi voltai solo a guardare, alzai gli occhi e vidi quella mamma affacciata al balcone che agitava la sua mano per salutarmi ... e mi mando' un bacio.
 
pepp'nest