"Ballata ignorante per destini comuni”
L'ha scritt Michele Pacciano (u cuggine di 'mbŕ Viciiiinz')   
giovedě 15 maggio 2008
 Un avvocato e un clown-dottore si riscoprono scrittori e danno vita a un romanzo a quattro mani per cofinanziare la costruzione di una scuola in una delle zone più sperdute e affascinanti della cordigliera Boliviana. La prima fatica letteraria di Massimiliano Arena di Foggia e Mino Danuzzo di Ginosa provincia di Taranto, tradisce fin dall’attacco la sua vocazione sociale. Ogni libro è un atto d’amore, amore per la terra frustrata dal sole e riarsa, amore per le donne, romantico, pensato e rimestato nel proprio essere che si fa scrittura, laddove la donna diventa mondo, inseguito e sognato. Ma un libro che si fa romanzo è anche un viaggio dentro di sé e fuori di sé.
Tutto questo e molto altro, condito dalle suggestioni inconsce di un mondo diverso e possibile, è il racconto trasognato e a tratti allucinato di questi due pugliesi che accomunati dal gusto dell’avventura e da una forte passione sociale si sono ritrovati volontari in molte missioni umanitarie in America Latina, Medioriente e Africa. Due amici che condividono la passione per gli altri, diventati uomini senza rinunciare ad essere ragazzi e a salire, non solo materialmente, sulle cime della cordigliera Bianca e nei villaggi appollaiati della Bolivia. Quando si è giovani si vuole partire, lasciare, esplorare un mondo che non è il proprio, da grandi si ritrova il mondo in ogni posto in cui si vive. “Ballata ignorante per destini comuni” è soprattutto un inno d’amore che diventa immanente, quasi trascendente e totalizzante, senza disperdersi in una visione troppo arcadica del mondo. I due giovani autori, appassionati ed innamorati della scrittura, appaiono incerti e claudicanti come un bambino ai primi passi, ma quando parlano d’amore, trovano il coraggio di lanciarsi verso l’ignoto ed è allora che riescono ad esprimere al meglio se stessi.
C’è sempre come un taglio tra la terra e il cielo, tra l’amore e il mondo, tra quello che si vorrebbe e quello che si ha. Il sogno è sempre inseguito, sconfitto o irrealizzato, magari per costruirne un altro con i cocci del primo. Nella loro opera prima, Mino e Massi hanno per lo meno individuato una delle maggiori caratteristiche della letteratura: scrivere è soprattutto metabolizzare, che si tratti di un lutto, di un amore finito o di una gioia mai completamente assaporata. Scrivere è soprattutto guardare e guardarsi dentro. Un libro non si può mai completamente spiegare, lo si deve sentire ed assaporare, ognuno da solo, ognuno in maniera diversa. Quando è finito, un libro non è più di chi lo scrive, ma del pubblico. Che ci trova sempre nuovi spunti. Il bambino ha mosso i primi passi. Tra poco camminerà sicuro. Ma in letteratura non esistono sicurezze. Solo nuove sfide da raccogliere. E chi scrive, quasi suo malgrado, è il miglior giudice di se stesso. In bocca al lupo… e le vette della Bolivia, o i cieli tersi possono essere raggiunti anche qui. I progetti si costruiscono a piccoli passi, anche con i mattoni di malta del Perù. A volte anche un libro può aiutare, non solo stuzzicare la fantasia. Con questo romanzo un piccolo mattone, per la scuola che verrà, l’avrai messo anche tu.

Una parte dei proventi del libro serve a sostenere una scuola sull’altipiano boliviano, dove due cari amici degli autori, Stefano e Sonia, vivono in mezzo ai poveri da cinque anni.

Per saperne di più  sul progetto di sostegno a distanza consultare il sito www.ascuolainbolivia.org

Ultimo aggiornamento ( domenica 18 maggio 2008 )