A' fère de le ciuccie
L'ha scritt carmela "Jatta acrest'"   
giovedì 12 novembre 2009

 L'  11 novembre una data famosa per il VINO , per  le GIACCHE RIVOLTATE E I MARITI CORNUTI , ma  è una data importante anche per gli ASINI ... si avete letto bene, parliamo di ciucci.
L'asino  ha sempre accompagnato la vita dell’uomo, aveva un ruolo importantissimo nella civiltà contadina aiutava l’uomo nel duro lavoro,    trainava carri e aratri, portava pesi, girava macine, forniva latte, ma era anche un compagno di vita.  Costava meno e lavorava meglio di un cavallo, per questo era considerato un bene prezioso, tanto che spesso la sua stalla era una stanza della casa. Chi possedeva un asino era un privilegiato  ed chi non lo aveva, cercava di risparmiare per poterselo comprare il possesso di un asino era fondamentale, tant’è che s’insegnava anche ai  piccoli, quando facendoli dondolare sulle gambe si cantava loro la filastrocca:

oppe, oppe cavadduzze
ca ma scè a Munteiase,
m’ha ‘cattà nu’ belle ciuccie
oppe, oppe cavadduzze


Era indispensabile avere il ciuccio e per procurarselo bastava andare alle fiere che si tenevano nei vari paesini, che una volta erano prettamente agricole con una vasta esposizione di animali mucche, buoi, cavalli e ciucci.
Anche la Fiera Pessima di Manduria era detta  a “fèra de li ciucci”
Ma la città famosa per i suoi ciucci era ed è  Martina Franca, dove in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono, San Martino, si svolge la fiera in cui venono esposti bellissimi esemplari di asino murgese.

L’importanza del ciuccio e l’accanimento del fato sono i soggetti preferiti da molti detti popolari:
A ‘u ricche le more a’ mugghiere, a u’ puvirijdde le more u’ ciuccie
Il povero è sempre quello più colpito dalla malasorte…. Al ricco muore la moglie che sperperava le sue ricchezze – al povero muore l’asino fonte (a volte unica) del suo sostentamento.
Morale: il ricco dopo la morte della moglie sarà più ricco e il povero dopo la morte del ciuccio sarà più povero.

Un animale umile, affettuoso e fedele dalle doti contrapposte:

-paziente e irascibile - le ciuccie s'arràiene e le varrile se squascene

-Ignorante e saggio  - megghie nu ciuccie vive de nu miedeche muerte

–  ostinato e mansueto -   No ne vò acqua la ciuccia –  oppure – quanne u’ ciuccie no vò beve è inutile ca fìsche
perché se un asino decide di non fare qualcosa è inutile insistere tant’è che
 a lavà ‘a càpe a ‘u ciuccie se perde acqua lissìa e sapòne,  perchè
ci nasce ciuccie no po murè cavàdde – insomma quanne ciuccie no vò camìne avòglie ca’tire  -

a tal proposito è bello ricordare la storiella di " un padre e un figlio che erano andati a lavorare in campagna con il loro asino. Stavano lavorando di gran lena quando ad un certo punto  l’asino s’impunta e non va più avanti. Il padre comincia a bestemmiare e a tirare le redini per incitare l’animale a proseguire, tirava con tanta rabbia che la capezza strozzava l’asino costringendolo ad una smorfia di dolore, il  figlio se ne accorse ma non capì e gridò al padre: Tira ta’ ca  ‘u ciuccie stè ride!"

Povero ciuccio! Ma si sa che ragghie de ciuccie nònge arrivene ‘nciele

Rappresenta la ricchezza dei poveri, e come viene ricordato da alcuni proverbi fa tanto e si accontenta di poco:
‘u ciuccie porte vine e bève acqua - come bestia da soma, l’asino trasporta di tutto e in cambio chiede solo un po’ di fieno e acqua
'U piacere du ciucce jè a gramegne – non conoscendo le cose buone, il ciuccio si accontenta digli scarti.

Per quanto riguarda il lavoro, l’asino è davvero insuperabile tant’è  che di un uomo che lavora tanto si dice che  fatìe come nu ciuccie  o  che  è nu ciuccie de fatìe.

E’ un animale che fa tutto quello che vuole fargli fare il padrone  anche quando non è d’accordo - 
attacche u’ ciuccie do’ vole u’ padrùne

Per monito alle donne vanagloriose si usa raccontare la storia di un giovane signorotto, sfaticato di razza, che si innamorò di una popolana ma quando la chiese in sposa questa rispose:
Cì fatìe come nu ciuccie campe da signore, ma ci fatìe da signòre, mangie come le ciuccie.

Per quanto riguarda il lavoro l’asino non ha eguali, è un maestro nel vero senso della parola!
Fu un asino ad insegnare ai contadini a potare la vigna.
Una volta  non si potava la vite, ma i grappoli erano poveri e facevano un vino deboluccio.
Un padrone distratto legò  il suo asino ad un palo della vigna. La bestia, mentre il contadino zappava, si mise a rosicchiare una serie di tralci spuntandoli. L’uomo quando si accorse  preso da tutte le furie bastonò il povero animale. Ma l’anno successivo, in autunno, vide che quei tralci cimati dall’asino avevano fatto dei bellissimi grappoli mai scorti prima.
Al termine della vendemmia, legò nuovamente l’asino al palo della vigna, ma l’animale, dotato anche di una forte memoria ricordandosi le bastonate se ne guardò bene dal mangiare la vite.
Il contadino cercò di fare come aveva fatto l’animale e imparò a  tagliare i tralci della vite, ma   U’ prime putatòre fu nu’ ciuccie.

Probabilmente la potatura della vite era cosa facile per l’animale preferito, nonché mezzo di trasporto di Dionisio e di suo figlio Priapo col  l'asino condivideva virili analogie.

L’asino è  bravo per i lavori grossolani ma non per quelli di precisone, tant’è che di un barbiere poco esperto si dice che è nu scorciaciuccie.

Oltre che nella precisione, deficita anche nelle buone maniere. Quando qualcuno regala qualcosa per usarla personalmente si dice che
U’ ciuccie porte a pagghie e u’ ciuccie s'a sparpagghie

Ma a volte gli uomini sono più maleducati di un ciuccio. Quando qualcuno arriva e non saluta si dice che pure nu ciuccie quanne acchie nòtre ciuccie, ragghie.

Prima dell'avvento del W.C. depositario dei bisogni fisiologici era il cantero detto anche prìse o zi Peppe che era anche il nome con cui veniva chiamato chi passava per i vicoli con un asinello che trainava a carrìzze in cui venivano svuotati i canteri.

Si racconta che u ciuccie di zi peppe non era accudito bene ed era malandato tanto che  se una persona piena di acciacchi si dice che è
come u' ciuccie de zi peppe, cu 99 male e a coda fracete...

Si racconta che un giorno zi peppe riuscì a vendere il suo ciucciarello e qualche tempo dopo si recò a Martina per comprarsi un altro ciuccio. Mentre girava per la fiera sentì un raglio che conosceva, si girò e vide il suo  asinello che ripulito e bardato a dovere era irriconoscibile, si avvicinò e accarezzandolo gli sussurrò

fatte accattà da ci no te canòsce

frase usata verso chi ostenta essere ciò che non è.

Carmela, aspettànne a pagghia nova  ::)