e mameta è signorina |
L'ha scritt carlo "U Sinnache" | |
mercoledì 30 novembre 2011 | |
Percorrevo a velocità abbastanza sostenuta la strada statale 106 “Jonica” con la mia Lamborghini Diablo al fine di verificare se i parametri di accelerazione e velocità massima riportati sulla sua scheda tecnica illustrativa corrispondessero a verità quando, approfittando della mia fermata dovuta ad un semaforo rosso, venni affiancato da una pattuglia della polizia stradale che stigmatizzò in maniera molto severa la mia condotta al volante. Di fronte alla evidente invidia del tutore dell’ordine per la differente cilindrata dei rispettivi autoveicoli, a nulla valsero le mie obiezioni che miravano ad evidenziare il carattere assolutamente sperimentale della mia azione, evidentemente scevra da qualsiasi implicazione egotisticamente narcisistica: Mi vidi così affibbiare una multa il cui importo era sicuramente superiore al prodotto nazionale lordo di più di un paese in via di sviluppo ed assai contrariato dalla ottusa pervicacia del poliziotto, commentai il suo rituale e sottilmente ironico “arrivederci” con un “e mameta è signorine” (e tua madre è signorina) sibilato a bassa voce. L’impassibile Archibald, che occupava il sedile di fianco al mio, si stupì non poco della conoscenza di particolari assai personali della vita del salassatore in divisa e con il solito sguardo obliquo mi chiese rispettosamente lumi sulla mia affermazione. Sia per esaudire il suo desiderio, sia per distrarmi e far sbollire la mia stizza, mi collegai tramite il terminale di bordo all’impareggiabile sito di www.tarantonostra.com, digitai la keyword “signorina” nella apposita casella ed interrogai l’onniscente motore di ricerca Ceuecchianne 6.0. In pochi istanti ricevetti le informazioni che desideravo, e prezioso in particolare si rivelò l’estratto in formato .pdf del saggio critico “Il limite di velocità nella copula – a 69 si è già in testacoda” redatto dal perito assicurativo cingalese Ratnasiri Vycithinjvhè (Moratuwa, 1902 – sconti etnici tra formazioni armate delle “Tigri del Tamil” e “Cozze de l’Tammorr”, 1950) che trattava esaurientemente l’argomento. Il Vycithinjvhè evidenzi subito che con “signorina” si soleva indicare una donna, anche in età avanzata, che non si fosse mai congiunta carnalmente con un uomo; tale assunto derivava dallo stato civile della stessa e dal sillogismo secondo il quale una donna nubile, non avendo un marito, non poteva neppure dedicarsi alla sana attività copulatoria. Il termine assunse vasta popolarità al termine del secondo conflitto mondiale, quando le forze alleate di occupazione iniziarono ad appellare come “signorine” le giovani che, più o meno obtorto collo, si dedicarono alla prostituzione per poter sbarcare il lunario. Da quanto sopra è di tutta evidenza il significato della espressione; dire a qualcuno che la sua madre è signorina è un modo assai sottile per evidenziare la vera o presunta scarsa moralità della sua genitrice, sino ad ipotizzarne una fattiva attività nel campo del sesso a pagamento con le collaterali “Mamet’ rashka e sold’incassa”, “mameta stè ret’ au bancone” raggiungendo poi la massima chiarezza col trittico “Mameta è signorine / e stè int’au casine / d’a sera a matine”. L’impiego del detto è quindi quello tipico della contumelia d’assalto e della contro-offesa verbale, tipica delle dispute tra adolescenti a causa di rigori non concessi, contestazione della distanza raggiunta da un lancio di “spizzidde” o divergenti opinioni in merito al valore di biglie di vetro. Anche se più raramente, l’espressione in esame viene usata per esprimere la nostra incredulità di fronte al racconto di un episodi assai singolari, quali la pesca in Mar Piccolo di capodogli adulti, l’oltremodo conveniente prezzo pagato per una Ferrari Testarossa d’occasione, l’elevata votazione conseguita in una sessione d’esami universitari, l’avvistamento di Massimo StragaTebe in giacca e cravatta o di cinzia-coccy con i capelli lisci e con taglio a caschetto. Poiché risulta impossibile che una “signorina”, ovvero una donna vergine, possa partorire (qualcuno sostiene che è successo per la Madonna ma è un dogma di fede ed è quindi un’altra storia), l’ipotizzare ironicamente che ciò sia successo in occasione dei natali del nostro interlocutore rende la misura della credibilità che concediamo alle sue affermazioni su cui si affanna a spergiurare. "Ajere sera agghie sciute da Tarde al Nafoura int’a dece menute!" - "See, e mameta è signorina!" (Ieri in dieci minuti ho raggiunto il Nafoura partendo da Taranto! – Si, e tua madre è vergine!). "So' sicure ca prima di luglie accumenzane n’otra vota le vole da Tarde a Milane" - "Ca come, e mameta è signorina!" (Sono sicuro che prima di luglio ricominceranno i collegamenti aerei da Taranto a Milano – Come no, e tua madre è vergine!). |
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