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Il culto di Maria Immacolata PDF Stampa E-mail
martedì 01 marzo 2005

Maria Immacolata, madre del Cristo, è la compatrona di Taranto insieme a San Cataldo ed a lei è stata dedicata la piazza più importante del Borgo cittadino, che in precedenza portava il nome di Giordano Bruno.

Secondo le cronache fu Giovanni Capitignani, sindaco e notabile della Taranto settecentesca, a chiedere ed ottenere per la Vergine Maria tale titolo, dopo i violenti terremoti del 1710 e del 1734 che devastarono il territorio di taranto e Martina Franca, lasciando però miracolosamente salva la città dei due mari. Il sindaco Capitignani fu testimone di tale intercessione e ne affidò il racconto ad un notaio.

In effetti, il dogma della Immacolata Concezione venne proclamato circa un secolo dopo da papa Pio IX, e pertanto l'attributo "Immacolata" è da farsi risalire a dopo di tale data, pur essendo la Madonna comunque venerata in precedenza.

Parlando della madre di Gesù, non possiamo non ricordare un altro degli aspetti con cui questa viene venerata a Taranto, ovvero l'Addolorata.

La storia ricorda che, con l'assenso della Real Camera di Santa Chiara del 21 febbraio 1794, la congrega di San Domenico dette inizio, durante la Settimana Santa di quello stesso anno, ad un pellegrinaggio per le chiese della città, che allora era tutta racchiusa sull'Isola.

Verosimilmente, le chiese dell'epoca dovevano essere quelle di san Marco, di Santa Maria del Porto, dei Santi Apostoli Simone e Giuda, di Santa Caterina, di Santa Eufemia, della Pace, dei Santi Cosma e Damiano, di San Giuseppe, di Santa Anna, di San Nicola della Piazza, della SS: Croce, di San Gaetano e di Sant'Andrea.

Questo pellegrinaggio probabilmente si svolse fino al 1852, anno nel quale si ha testimonianza della prima processione preceduta dalla gara svoltasi nell'oratorio delle confraternite della Vegine Addolorata e del Patriarca San Domenico in Soriano militanti sotto lo stesso titolo.

Nelle "Regole della Congrega dell'Addolorata e San Domenico della Città di Taranto in Terra d'Otranto" si legge, all'articolo 3: "Interverranno allora i Fratelli, secondo l'uso in vigore, in tutte le pubbliche processioni della Chiesa matrice, della Confraternita e altre solennità ed anco nel giorno del Venerdì Santo, portando l'immagine della SS.ma Vergine de' Dolori e così visitare i Santi Sepolcri".

Le "Regole" approvate dalla "Fratellanza radunata" portano la data del 18 agosto 1861, ma nei verbali delle gare di quegli anni non figura la statua della Vergine, così come non figurano il "bastoncino" (che è portato dal Priore della Congrega) né la coppia dei "pesàre" (che portano sotto il mantello alcune pietre in ricordo di quelle scagliate contro Gesù durante la sua Via Crucis) e neppure la Croce dei Misteri (che appare per la prima volta nel 1913 sotto la voce "Calvario dei sagrestani") e le "mazze" (portate dai "mazzieri" addetti al buon andamento della processione. Figurano invece le "poste", cioè le coppie di confratelli, in numero variabile da sei a nove, la "troccola" (che apre e regola il corteo) e quattro Croci invece delle tre attuali.

La statua della Addolorata, sotto la voce "sdanghe" (le travi di legno che servono a recarla in spalla), compare per la prima volta nel rendiconto del 1872, che riporta come aggiudicatario con l'offerta di quindici ducati il confratello Pietro Di Tommaso e nello stesso anno compare il "bastoncino", simbolo della autorità del Priore. Si può dedurre che prima di tale data la statua della Addolorata non era soggetta a garatra i confratelli, oppure che era portata a spalla da religiosi.

Oggi, durante i riti della Settimana Santa tarantina, sono due le statue della Addolorata che percorrono le vie cittadine: una esce dalla chiesa di San Domenico nella Città Vecchia, l'altra conclude la lunga serie delle statue dei Misteri, entrambe commovente simbolo del dolore che una madre prova alla morte del figlio.

Bibliografia:

"Immagini di Taranto" di G. Acquaviva - Schena Editore

"Santi - il regno dei cieli visto dalla terra" - Agenda 1998 edita da "Il Quotidiano"

 
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