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L'ha scritt carlo "usinnache"   
venerdì 30 luglio 2004

Gli antichi greci definirono "atomo" la particella elementare di materia che, secondo loro, non poteva essere ulteriormente divisa. Secoli dopo si scoprì che anche l'indivisibile poteva essere scomposto e si vide che questo era in realtà formato da parti assai diverse tra loro. Così, anche quella che dovrebbe essere una componente territoriale omogenea quale una Provincia, si scopre essere, a ben guardare, divisa in almeno due parti affatto diverse tra loro.

Manca poco più di un mese all'inizio della estate, nonostante il tempo meteorologico faccia di tutto per smentire l'approssimarsi di questo appuntamento; e con l'arrivo della estate si rinnoverà la consueta, tradizionale epopea dei bagnanti, stanziali o pendolari che siano. Ed è alla luce di questo prossimo evento che la provincia di Taranto appare drammaticamente divisa in due parti, due parti che da questo punto di vista non potrebbero essere più diverse tra loro.

La prima è la parte occidentale, quella di Castellaneta e Ginosa per capirci, una zona dove spesso e volentieri si è riversato il turismo "straniero" (barese in primis) e per certi aspetti "d'elite" (Riva dei Tessali docet), dove l'inaugurazione di parchi a tema e villaggi turistici ha dato nuovo impulso al turismo, dove sono in costruzione altri alberghi ed altri villaggi turistici e dove, nonostante tutto e con un po' di sforzo, si possono raggiungere anche spiagge libere ampie e comode (una su tutte, quella della pineta alle spalle della stazione ferroviaria di Castellaneta Marina).

Dall'altra parte le spiagge del settore orientale: Leporano, Pulsano, Lizzano: una litoranea che affre a chi la percorra d'estate la "via crucis" oggi riproposta da Mel Gibson, parcheggi praticamente inesistenti ed a rischio "grattino", Lido Silvana con il suo deserto di cenere che sembra destinato ad essere il prossimo campo prove dei veicoli della NASA che sbarcheranno su Marte, FataMorgana anche quest'anno chiusa, cinque stabilimenti balneari sequestrati per abusi edilizi o contrasti tra legislazioni comunali e regionali, spiagge libere sempre più sporche a causa della inciviltà degli utenti e della scarsa disponibilità economica dei comuni che dovrebbero pulirle, altri stabilimenti con tariffe da vacanza "all-inclusive" ai Caraibi (fino a 50 euro al giorno per la sola cabina!).

Da una parte un complesso che, pur con tutte le sue contraddizioni, funziona, dall'altra un privato che oscilla dalla grassazione all'improvvisazione ed un pubblico che scompare sciogliendosi come neve al sole.

Alla luce di questi fatti, è sempre più utopistico parlare di turismo, sia popolare (visti i prezzi) sia di qualità (visti i servizi); pure è inutile piangere sul latte versato e occorre invece una attenta disanima della situazione per evitare di cascare nella facile eguaglianza privato=buono - pubblico=brutto; occorre farlo non solo e non tanto per correre per quanto possibile ai ripari in vista della estate oramai alle porte ma perché, senza che molti se ne rendano conto, a Taranto è cominciata un'altra partita, che si gioca assai più vicina alla città.

Il primo tavolo è la circummarpiccolo, zona fino a qualche anno fa abbandonata a sé stessa, ritrovo di pescatori più o meno legali, ricettacolo di rifiuti e fauna varia, zona condannata da un lato e salvata dall'altro dal ponte di Punta Penna Pizzone, che consente di arrivare in città in maniera più semplice e rapida rispetto alla vecchia strada che costeggia il mar piccolo.

In questa zona, dopo decenni di abbandono e vandalismo, sono in via di recupero due importanti insediamenti: il convento del Battendieri, alla foce del fiume Cervaro, e la masseria di San Pietro, poco più avanti. Entrambe le costruzioni sono oggetto di un profondo restauro a cura e spese di privati e saranno destinate, con tutta e comprensibile evidenza, a circolo privato, beauty farm, resort o altro. Ancora una volta il pubblico perde, per incuria, per disinteresse e, perché no, per indegnità, ed il privato vince, non tanto per meriti suoi quanto per demeriti altrui. Ma questa è solo la prima puntatata sul tavolo da gioco, ben altra è la posta in gioco: la pineta attualmente oasi WWF e quella adiacente in mano alla Aeronautica Militare, la pineta di Cimino ed il lungomare che dall'Arsenale Vecchio arriva sino ai Tamburi.

Qui si gioca una buona parte del futuro di Taranto, questo sarà il terreno su cui gettare le basi di uno sviluppo che condizionerà gli anni a venire. Le premesse non sono incoraggianti quanto le promesse: una città che ha abbandonato a fumi e polveri vestigia del passato quale l'acquedotto romano o la cinta muraria, che offre musei a "targhe alterne", che non è stata ad oggi capace di dotarsi di un teatro, un auditorium o una pinacoteca degni di questo nome, che ha visto naufragare lo sport a causa della inesistenza dei capitali e delle strutture non ispira a rosee previsioni eppure sperare non è vietato e, soprattutto, non costa niente.

Perché dai sogni si passi alla realtà servono poche ma indispensabili componenti, niente altro che un pubblico che proponga, dia strumenti e possibilità ed una "vision" strategica a medio/lungo termine, un privato lungimirante con risorse adeguate e, soprattutto, una popolazione che da inerte spettatrice abbia voglia e coraggio di impegnarsi in prima persona tralasciando la sterile quanto comoda arte della denigrazione altrui per impegnarsi ad essere parte di un circuito virtuoso.

Non pubblico O privato quindi, ma pubblico E privato, non antagonisti ma complementari perché, come recita una nota pubblicità, "du gusti is meglio che uan".

Ultimo aggiornamento ( giovedì 28 febbraio 2008 )
 
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