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Ammane a cci è sciute a carta d'a musiche PDF Stampa E-mail
L'ha scritt Administrator   
venerdì 02 marzo 2007
Oppresso da un fine inverno insolitamente torrido e consolato dalle innumerevoli Raffo che facevano la spola tra il frigorifero ed il mio tavolo di lavoro, ascoltavo distrattamente i proclami e le diatribe dei nostri onorevoli che cavillavano sulla fiducia da concedere ad un appena caduto governo e sul modello elettorale da adottare (doppio turno alla tedesca con sconto comitiva paghi due prendi tre oppure carpiato rovescio con "volgiment" finale alla francese con sbarramento al 5%, ketchup e maionese).

Qualunquisticamente italiano borbottavo il mio scarso apprezzamento per questi squallidi esercizi di retorica cambiando canale televisimo ma mal me ne incolse, poichè sul tubo catodico apparve una soubrette svizzera intenta a cantare in maniera miagolosa una nota canzone del suo ex marito in occasione della serata inaugurale di un famigerato festival musicale che da quasi dodici lustri si perpetra sulla riviera ligure. Oppresso da cotanto strazio spontaneamente è affiorata sulle mie labbra la frase: "AMMANE A CCI E' SCIUTE A CARTA D'A MUSICA" (in mano di chi è andata a finire lo spartito musicale).


L'espressione si vuole sia stata pronunciata dal giureconsulto finlandese Olaf Addotenewaaj (Rovaniemi, 1937  - Rottura del timpano nel rave party di pasquetta presso il "Parco delle Rimembranze" - parcheggio del ponte di Punta Penna-Pizzone, 1995), noto ai più per aver far parte del collegio giudicante che doveva decidere se la Raffo è una birra tipo "pale ale", "lager" o "pilsener" durante il XVI° convegno internazionale <<La Raffo è l'oppio dei popoli>> tenuto presso il centro congressi "Fisher's Bay" e per aver dato alle stampe un libro di memorie intitolato <<Pratiche operative e tecniche di conduzione delle riunioni del condominio di via Cavallotti 125 in Taranto (ccè ne vulime di Kofi Annan)>>.

L' Addotenewaaj, noto melomane, ebbe la ventura di assistere a Lizzano alla performance del complesso bandistico "Città di Washington" durante la festa patronale in onore di San Domenico.

Contrariato dal fatto che il basso tuba avesse stonato alcuni La bemolle durante l'esecuzione dell'ouverture del "Guglielmo Tell" di Rossini, esclamò la frase sopra citata, significando il suo rammarico per la decisione di affidare la conduzione della esecuzione ad un direttore evidentemente privo delle necessarie competenze.

Oggi la frase ha un uso più estensivo e si impiega, per analogia, quando si voglia esprimere il proprio disappunto nei confronti di chi occupi funzioni direttive e di comando svolgendo il suo compito con scarsa professionalità, grave approssimazione e insufficienti capacità (insomma, a capocchia).

Per quanto mi riguarda, durante le feste patronali che allietano le nostre contrade, ho sempre preferito assistere agli spettacoli pirotecnici piuttosto che alle esibizioni musicali poiché faccio parte del folto gruppo di coloro che alla domanda <<Ccè vulite, la banna o le fueche?>> (Cosa volete, la banda o i fuochi artificiali?), risponderebbero: <<L'fueche, ca a banna non'g a capime!>> (I fuochi, che la banda non la capiamo!).

Ultimo aggiornamento ( venerdì 02 marzo 2007 )
 
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