"Bizzoca" e' un termine dialettale che indica una donna solitamente anziana e nubile, dedita alle pratiche religiose "estreme", non nel senso satanico del termine (g's'criste 'cu 'nne libbere), ma nel senso di andare in chiesa ogni giorno alla stessa ora, dedicandosi con zelo e fervore alle preghiere, ai canti religiosi e alle pratiche di devozione. E' lei, la bizzoca, il vero 'clock' di quella macchina da calcolo che e' la parrocchia: precisione teutonica, volonta' incrollabile, salute di ferro sono le caratteristiche di base della sua piattaforma operativa. E' ormai cablata sui ritmi del rito, guida la liturgia come un controller, avendo piegato l'incolpevole prete alla sua rigida disciplina. Serissima, professionale, intona per prima le preghiere e i canti con implacabile precisione.
E io ricordo, fra tante, una di queste che mi sembra una figurina di trent'anni fa; allora ne aveva forse ottanta, ma le abbasso l'eta' cosi' le faccio piacere... Bassa, magra, gonna lunga e camicetta fino al collo, cappellino blu, pareva Mary Poppins (addo' 'ste 'vve senza 'mbrelle?). Potevi regolare l'orologio quando la vedevi passare per andare alla chiesa del Carmine ad esercitare il suoi doveri/poteri professionali...Il suo forte era il latino.....L'avemaria era un groviglio di parole strane, con poche pause: nessuno capiva in senso, e non c'era niente da capire, quello era il modo di pregare che da generazioni si imparava e tanto basta. E lei era li' con le sue coetanee; si trattava evidentemente di una lingua straniera che lei aveva imparato da autodidatta, recitata con serena faccia di bronzo, sicura dell'impunita' di cui avrebbe goduto anche nell'altra vita....
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