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L'ha scritt Aldo "Diecipalazzine"   
martedì 05 febbraio 2008
 Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio del 1978 si spense un grande uomo e un grandissimo centravanti... Erasmo Iacovone.
Il Grande Arbitro fischiò la fine anche se da giocare c’era ancora. Erasmo non si chiese perché,  non protestò nemmeno quella volta… Erasmo non protestava mai.
Si chinò lentamente, raccolse dalla porta avversaria il pallone del suo ultimo gol, si avvicinò all’Arbitro e glielo consegnò. Certo avrebbe voluto giocare ancora, metterla ancora dentro quella maledetta palla, magari di testa, saltando più in alto degli altri, ma l’Arbitro aveva ormai fischiato… bisognava andare.
Allora si avviò silenzioso verso il tunnel rispondendo al saluto dei tifosi, lo imboccò come aveva fatto mille volte. 
Lo percorse  a testa bassa. Si accorse subito che questa volta non sarebbe sfociato nel solito spogliatoio. Fu colto da un brivido di paura, rallentò, sentiva ancora addosso il calore dello sforzo atletico e l’odore aspro del sudore che bagnava  la  maglietta rossoblu numero nove… ma alzò la testa e proseguì.
Non avvertiva il solito vociare dei compagni di squadra, c’era uno strano silenzio tutto attorno. Questo maledetto tunnel non finiva mai, allora alzò il passo e poi di corsa, come se fosse ancora in campo, si diede coraggio pensando ai tifosi che lo amavano. Corse veloce, come sempre…una luce lo avvolse improvvisamente, Erasmo si fermò, guardò avanti e il Grande Arbitro gli apparve dinnanzi restituendogli il pallone che lui stesso poca prima aveva consegnato in quelle mani…le mani di un Dio frettoloso.
Ultimo aggiornamento ( mercoledì 13 febbraio 2008 )
 
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